Si chiama Freedom of movement solidarity network e mette insieme diverse realtà che si occupano di migrazioni attive, quelle realtà, spesso ong, che per terra e per mare, si impegnano a garantire la libertà di movimento alle persone che cercano di passare i confini; quelle frontiere che spesso rendono l’attraversamento illegale perché manca il passaporto giusto per poterlo fare.
È la risposta all’approvazione, avvenuta lo scorso aprile da parte dell’Europa, del Patto asilo e immigrazione che esternalizza le frontiere, accorcia la presa in carico delle richieste di protezione, aumenta i rimpatri e i rinforzi economici per i respingimenti. Un patto siglato alla vigilia delle elezioni europee, con cui si vuole assicurare che i confini saranno blindati dalla “invasione”, che Fortezza Europa sarà protetta.
Le associazioni riunite in questo network hanno scritto un manifesto sulla libertà di movimento che verrà presentato il 29 e 30 giugno a Rebbio, la località che confina con la Svizzera e che è stata culla di questo progetto di cui ha parlato ieri Andrea Costa di Baobab Experience, una delle realtà parte del network insieme al Collettivo rotte balcaniche, la triestina Linea d’ombra, Kitchen on Borders, Refugees in Lybia, Resqpeople, Sea Watch e altre.
Durante la conferenza stampa presso la sede della Stampa Estera a Palazzo Grazioli ieri, gli aderenti al network hanno sottolineato la necessità di denunciare ancora le pratiche quotidiane di violenza ai confini, ma anche di autodenunciarsi, di dichiarare pubblicamente che si è scelta la disobbedienza civile, chiedendo che cambi la narrazione dell’invasione, che si mettano in sicurezza le rotte migratorie. Questo l’obiettivo dell’alleanza tra ong di terra e di mare.