Una catena di postazioni militari nell’area di Liptako-Gourma, dove convergono i confini che separano il Niger da Mali e Burkina Faso.
È il progetto messo in cantiere dall’Unione europea per sostenere l’esercito nigerino nel contrasto ai gruppi armati locali e contenere i flussi migratori che dal paese si snodano verso il Nordafrica e l’Europa.
Resa operativa la base per le ricognizioni speciali di Tiloa (nella regione di Tillaberi, a meno di 30 km dalla frontiera con il Mali), Bruxelles ha firmato un accordo con Niamey per allestire una nuova postazione a Chinagodrar, situata più a nord.
I lavori per un terzo presidio a Kolman, vicino a Bankilaré, dovrebbero invece iniziare nel 2024. Sempre che la giunta militare golpista lo permetta. Quest’ultima postazione ha l’obiettivo di intercettare le sortite di formazioni jihadiste provenienti dal Burkina Faso.
I finanziamenti
I presidi di Tiloa a Chinagodrar sono finanziati nell’ambito del programma Renforces Niger, mentre per la base di Kolman verranno usate risorse dell’European Peace Facility (EPF), lo strumento europeo per la pace.
Tutti i progetti sono supervisionati da Expertise France, l’agenzia pubblica francese per la cooperazione.
«Altre basi gestite dall’UE o da forze armate dei suoi paesi membri si trovano a In-Atès, Bani Bangou e al confine con il Burkina Faso» spiega a Nigrizia Ibrahim Yahaya Ibrahim, senior analyst Sahel dell’International Crisis Group.
«In Niger la Francia schiera circa un migliaio di soldati e dal suo quartier generale di Niamey coordina raid aerei e operazioni di terra con le forze nigerine. Le forze armate italiane, presenti nel paese, si occupano invece soprattutto di training delle unità dell’esercito nigerino impegnate nel controllo delle frontiere per fermare i flussi migratori illegali che partono o passano per il Niger».
Sono ormai diversi anni che l’UE ha individuato nel governo di Niamey il partner privilegiato cui destinare risorse economiche, armi, mezzi ed equipaggiamenti nel tentativo di bloccare alla fonte i vari traffici illeciti – non solo di esseri umani, ma anche di armi e droga che arriva dall’America Latina – che percorrono in lungo e largo il Niger, e smorzare al contempo la spinta jihadista divenuta sempre più insistente, soprattutto dal Mali.
Nel giugno del 2022 alle FAN (le Forze armate nigerine) sono stati inviati 25 milioni di euro in aiuti.
Mentre, all’inizio del giugno scorso, Bruxelles ha annunciato lo stanziamento di altri 5 milioni per dotare l’esercito nigerino di missili aria-superficie.
I missili saranno forniti dal Defence Conseil International, operatore del ministero francese delle Forze armate.
Solo poche settimane fa poi, Josep Borrell, in visita nel paese, ha annunciato un ulteriore stanziamento di altri 320 milioni di euro – estratti dal Facility Fund – per equipaggiare le Forze di difesa e sicurezza nigerine con armi pesanti.
Centro per la formazione
Nel quadro della missione di partenariato militare Eumpm Niger sono previste la costruzione di un centro per la formazione dei tecnici delle forze armate nigerine, cui dovrebbe essere trasferito know how di meccanica e logistica, e la creazione di un nuovo battaglione di sostegno alla comunicazione e al comando.
La fornitura delle attrezzature per questa nuova unità militare, che sarà di stanza a Téra nel sud ovest del paese e per cui è stato messo a disposizione un budget di 40 milioni di euro, è stata affidata all’Agenzia industria difesa che risponde al ministero della difesa italiano.
«Queste missioni civili e militari avviate dall’Unione europea servono per formare e supportare le forze militari e di polizia locali dei governi dell’area del Sahel, compreso quello del Niger», spiega il generale di corpo d’armata Giorgio Battisti, con in passato esperienze sul campo in Somalia, Bosnia e Afghanistan.
«Non sono dunque missioni combat ma di assistenza. A queste missioni si associano poi sia missioni dell’Onu che missioni bilaterali».
Tra queste c’è Misin, missione congiunta Italia-Niger, a guida italiana ed estesa anche a Mauritania, Nigeria e Benin.
«Una delle criticità su cui punta a intervenire l’UE con queste missioni è stimolare i governi locali a garantire un maggiore rispetto dei diritti umani delle popolazioni», prosegue il generale Battisti.
Un punto debole, questo, su cui fanno leva gruppi criminali e terroristici che imperversano nell’area per ottenere consenso e intercettare giovani da reclutare.
«Dal 2010 il Sahel è diventata una regione di interesse prioritario per l’Europa – continua il generale –. Dopo essersi sfaldato in Siria e Iraq, Isis ha rivolto qui le proprie ambizioni. La frammentazione territoriale, di governance e tribale che caratterizza l’area la rende d’altronde molto difficile da controllare».
Provando a mappare le spinte jihadiste che interessano il paese, per Yahaya Ibrahim quelle legate a Isis provengono dai confini condivisi con il Mali, mentre gruppi affiliati ad al-Qaida sono presenti al confine con il Burkina Faso.
«Negli ultimi anni formazioni connesse a entrambe le sigle hanno condotto attacchi contro l’esercito e i civili lungo i confini con Mali e Burkina Faso».
Nell’interlocuzione tra l’Europa e le forze armate locali, preoccupa la crepa creatasi all’interno del G5 Sahel (formato da Mauritania, Mali, Burkina Faso, Niger e Ciad) da quando a Bamako si è insediata al potere una nuova giunta militare guidata da Assimi Goita.
Il colonnello ha interrotto i rapporti con Parigi e l’Occidente e lasciato campo libero a Mosca, che qui opera ancora con il supporto del gruppo mercenario Wagner.
Il cui leader, Yevgeny Prigozhin, poche ore fa si è congratulato con i golpisti nigerini per la deposizione del presidente eletto Mohamed Bazoum.
L’insistenza con cui l’Europa ha continuato a investire nella sicurezza del Niger e del Sahel è collegata anche alla necessità di contenere l’espansione russa nell’area.
Un’espansione che il golpe militare del 26 luglio rischia invece di favorire.
Missione italiana
La missione Eumpm Niger è stata istituita con le risoluzioni del Consiglio dell’UE del 12 dicembre 2022 e del 20 febbraio 2023.
Dal primo marzo scorso è guidata da Antonio D’Agostino, colonnello guastatore paracadutista dell’esercito italiano.
Partita all’inizio di quest’anno, la missione si svilupperà in diverse fasi nell’arco di tre anni e avrà a disposizione un budget di 27,3 milioni di euro.
Nel paese sono già stati mandati una decina di esperti formatori. A regime il personale operativo sarà di 120 persone.