Da mercoledì 26 luglio il presidente del Niger, Mohamed Bazoum, è prigioniero nei suoi appartamenti. Uomini della guardia presidenziale lo hanno destituito e il generale Abdourahamane Tiani, capo della guardia presidenziale, è presidente del Consiglio per la salvaguardia della patria, la giunta che ha preso in mano il potere.
Eppure il colpo di mano è ancora in divenire. In questi giorni ci sono state manifestazioni pro golpe nella capitale Niamey, con sfoggio di bandiere russe e cartelli contro Parigi, e c’è stato il tentativo di occupare l’ambasciata francese.
Ma sono anche scattate le sanzioni: l’Unione europea (che contava sul Niger per intercettare i migranti che cercano di raggiungere l’Europa) e la Francia (partner di primo piano nella lotta ai gruppi jihadisti, che ha una forza militare di 1500 uomini nel paese) hanno sospeso tutte le azioni di aiuto allo sviluppo. Da Parigi, nel 2022, sono arrivati 120 milioni di euro.
«Le misure necessarie»
E poi c’è da registrare una presa di posizione forte (e inedita) da parte della Comunità economica dell’Africa occidentale (Cedeao/Ecowas), l’organizzazione, costituita da 15 paesi, che già ha sospeso Mali (2020) e Burkina Faso (2022) in seguito a dei colpi di stato militari e che sta chiedendo che il potere torni ai civili.
Questa volta la Cedeao, in una riunione che si è tenuta ieri ad Abuja (Nigeria), oltre a sospendere tutte le transazioni commerciali e finanziarie con il Niger, ha dato una settimana di tempo ai golpisti perché sia restaurato l’ordine costituzionale. Una volta passato questo tempo «verranno prese tutte le misure necessarie, incluso l’uso della forza».
Mahamat Idriss Déby
Nel frattempo si sono messi all’opera due mediatori. Il presidente del Ciad, Mahamat Idriss Déby Itno, altro alleato della Francia nel Sahel, è da ieri a Niamey – dove ha incontrato anche Bazoum – per trovare una soluzione negoziata.
All’opera anche l’ex presidente nigerino Mahamadou Issoufou, al potere per due mandati dal 2011 al 2021: conosce bene Tiani, il capo della giunta golpista, avendolo nominato per due volte ai vertici della guardia presidenziale.
Ora, aldilà delle battute di Evgenij Prigožin, responsabile del gruppo Wagner che gestisce mercenari in più paesi africani, che si è congratulato con i golpisti, si tratta di vedere quali saranno le mosse della Russia.
Putin potrà mettere sul tavolo il sostegno nella lotta anti jihadista – sostituendosi alla Francia come è accaduto in Mali – ma per tenere a galla il Niger dovrà anche reperire adeguate risorse finanziare, visto che l’Occidente ha chiuso i cordoni della borsa.