Niger: cacciati gli occidentali arrivano i turchi con i mercenari siriani
Conflitti e Terrorismo Economia Migrazioni Niger Politica e Società
Nuovi scenari dopo l’addio di Francia, Stati Uniti, Europa e Germania
Niger: cacciati gli occidentali arrivano i turchi con i mercenari siriani
Sarebbero 1.100 i militari utilizzati da Ankara nel paese. Formalmente a difesa dei suoi interessi. In realtà sono mandati sul fronte a combattere i jihadisti. Al momento, è la presenza militare straniera più consistente. Il patto con i russi
15 Luglio 2024
Articolo di Mohamed Ali Belhaj
Tempo di lettura 5 minuti

Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, un centro di informazione legato all’opposizione siriana, circa 1.100 combattenti siriani sono già stati schierati in Niger da settembre 2023.

I mercenari siriani sono stati reclutati nelle zone sotto il controllo della Turchia e dai gruppi armati siriani sostenuti dal governo di Recep Tayyip Erdogan nella parte nordoccidentale del paese arabo.

Fondato nel 2006 e diventato piu conosciuto durante la guerra civile siriana nel 2011, l’Osservatorio è noto per la sua documentazione sulle violazioni dei diritti umani. La stampa internazionale ha spesso utilizzato come fonte primaria i suoi dati sulle vittime e sui feriti durante il conflitto siriano.

In una dichiarazione rilasciata a Voice of America, Rami Abdulrahmane, direttore dell’organizzazione non governativa siriana, ha confermato che la motivazione dei mercenari in Niger è esclusivamente di natura finanziaria: ricevono uno stipendio mensile di 1.500 dollari.

Il giornale francese Le Monde ha scoperto che a occuparsi del trasferimento di questi soldati di ventura è stato il gruppo paramilitare privato turco Sadat, vicino al presidente turco Recep Tayyip Erdogan.

Perché sono arrivati in Niger

Secondo Abdulrahman, i mercenari, provenienti dall’Esercito nazionale siriano, sono stati impiegati in Niger per sorvegliare miniere, installazioni petrolifere e basi militari, e generalmente per proteggere le attività economiche delle società turche.

Queste attività avvengono in coordinamento e non in conflitto con le forze russe. Ma spesso i combattenti siriani si son trovati coinvolti nella lotta contro gruppi jihadisti. Fino al 7 giugno scorso, sono morti almeno 9 di questi soldati.

Il direttore del Centro per la giustizia e la responsabilità in Siria, Mohammad Al Abdallah, ha dichiarato ad Agence France Presse che la sua organizzazione aveva documentato casi di siriani – combattenti in Azerbaigian e Libia – a cui era stato promesso di ottenere la cittadinanza turca. Promessa tradita.

Verso le caserme russe

L’Osservatorio ha pubblicato sul suo sito, il 30 maggio scorso, la notizia che le autorità turche avevano trasportato gli appartenenti all'”Esercito nazionale”, compresi i comandanti di grado più alto, dalle caserme turche in Africa a quelle militari russe, con le autorità turche che hanno subito declinato ogni responsabilità. I mercenari hanno considerato questo trasferimento un colpo di mano turco che ha violato il contratto che prevedeva solo la protezione degli interessi di Ankara.

Crescono i malumori tra i mercenari anche perché sono impiegati nella guerra ai gruppi jihadisti in Niger e Burkina Faso, anche qui contravvenendo i patti siglati.

Niger paese strategico

Il Niger è un paese strategico non solo per le sue risorse minerarie, come l’uranio, ma anche per la sua posizione geografica a metà tra l’Africa subsahariana e il Mediterraneo. Un’area geopoliticamente vitale per la sicurezza occidentale ed europea, particolarmente in relazione ai flussi migratori e alla lotta contro il terrorismo.                                                    

Con la sua presenza militare in paesi come la Libia, il Sudan, la Somalia e ora nel Sahel, la Turchia percepisce il continente come un’area di crescita per i suoi interessi commerciali e per estendere la sua influenza, sfruttando anche il sentimento di fraternità tra i musulmani nel mondo.

Il colpo di stato e l’addio degli occidentali

Il colpo di stato contro il presidente Mohamed Bazoum, a luglio 2023, ha alimentato in Niger un sentimento anti occidentale. La prima a pagarne le spese è stata la Francia, per la sua storia coloniale. Poi è toccato agli Stati Uniti e alla missione europea.

In particolare,  lo scorso marzo il governo Tchiani ha dichiarato “illegale” la presenza delle truppe statunitensi dopo il 15 settembre 2024, in risposta alle leggi americane che limitano il sostegno e gli aiuti militari al Niger.

Gli Stati Uniti hanno avviato la prima fase del loro ritiro, che si è svolta nel fine settimana del 6 e 7 luglio, con lo svuotamento totale delle forze e degli equipaggiamenti dalla piccola base nell’aeroporto di Niamey.     

Rimane la base principale nella città settentrionale di Agadez. Un punto geopoliticamente strategico sia per i flussi migratori sia per la lotta al jihadismo.                                      

Lasciano anche i tedeschi

Il 6 luglio scorso, anche Berlino ha annunciato che entro il 31 agosto concluderà le operazioni militari e ritirerà i suoi soldati dalla sua base aerea.

I negoziati tra la Germani e il Niger alla fine di maggio hanno fruttato un accordo provvisorio che consente alle forze armate tedesche (Bundeswehr) di continuare a gestire la base di trasporto aereo nella capitale Niamey. Tuttavia, i tentativi di estendere l’accordo non hanno raggiunto l’obiettivo perché il personale della base non avrebbe più beneficiato dell’immunità giudiziaria.

Gli unici occidentali a rimanere nel paese sono gli italiani con la missione bilaterale di supporto (Misin).

L’espansione russa

Al posto degli Stati Uniti, il Niger ha scelto come partner strategico la Russia, che rappresenta il paese antioccidentale e soprattutto antiamericano.

In aprile sono arrivati a Niamey istruttori militari russi con la strumentazione militare in grado di garantire al governo nigerino un controllo completo dello spazio aereo. Nello stesso periodo, l’African corps, considerato il successore del gruppo mercenario Wagner in Africa, ha confermato il suo arrivo in Niger.

Copyright © Nigrizia - Per la riproduzione integrale o parziale di questo articolo contattare previamente la redazione: redazione@nigrizia.it