Niger: strappo con gli USA - Nigrizia
Niger Politica e Società Stati Uniti
La giunta militare nigerina denuncia come illegale la presenza militare americana. Salta l’equilibrismo di Washington sul Niger?
Niger: strappo con gli USA
18 Marzo 2024
Articolo di Redazione
Tempo di lettura 3 minuti
Un fermo immagine della dichiarazione di denuncia degli accordi con gli Stati Uniti da parte del portavoce del governo nigerino.

Gli americani stanno per essere messi alla porta come già successo ai francesi? È la prima domanda che viene in mente dopo la denuncia dell’accordo militare arrivata la sera del 16 marzo dalle autorità nigerine in diretta TV. Con un comunicato, il portavoce del governo Amadou Abdramane ha dichiarato che la presenza militare americana è «illegale» e «viola tutte le regole costituzionali e democratiche».

In particolare, ha criticato l’accordo del 2012 relativo allo status del personale militare degli Stati Uniti e dei dipendenti civili del dipartimento americano della Difesa sul territorio del Niger. Le parole scelte lasciano poco spazio alla diplomazia. Il comunicato definisce l’accordo «ingiusto, […] imposto unilateralmente» dagli Stati Uniti, «tramite una semplice nota verbale del 6 luglio 2012».  

Le implicazioni della denuncia

Tradotto in numeri, l’accordo riguarda circa 1.000 soldati americani, più annessi operatori civili, della base militare nella città di Agadez. Tradotto in termini militari: si parla della seconda base militare statunitense più importante nell’Africa, (la prima è a Gibuti), con un’importante presenza di droni e finalizzata alla lotta al terrorismo di matrice islamica. 

Tradotto in termini strategici: sarebbe il continuamento del cambio di referenti politici da parte del Niger, che dal golpe dell’agosto scorso, si è affrancato dalla tutela francese e ha iniziato ad avvicinarsi a Mosca. Una traiettoria già seguita dagli stati vicini saheliani, Mali e Burkina Faso. I tre hanno anche dato vita nel settembre scorso ad un’alleanza, chiamata Aes (Alleanza degli stati del Sahel).

Finora, Washington si è posizionata come un attore rispettoso del desiderio di diversificazione di partner di Niamey. Così facendo, ha saputo conservare la propria presenza militare senza frizioni apparenti con la nuova giunta militare guidata da Abdourahamane Tiani dal luglio dell’anno scorso. E allo stesso tempo – non fosse altro che per il mero fatto di essere sul terreno – ha posto un argine all’espansione dell’influenza russa. Era un equilibrismo che sembrava funzionare. Ma la denuncia del 16 marzo rischia di farlo saltare. 

La reazione statunitense è stata cauta. Su X (ex-Twitter), il portavoce del Dipartimento di stato americano, Matthew Miller, ha fatto sapere che Washington era a conoscenza del comunicato del regime di Niamey e che faceva seguito a «discussioni franche […] sulle nostre preoccupazioni» sulla «traiettoria» della giunta. 

Discussioni che, con ogni probabilità, sono quelle affrontate da Molly Phee, la vice-segretario di stato per gli Affari africani. La settimana scorsa, la diplomatica americana ha svolto una visita di tre giorni in Niger, accompagnata, tra gli altri, dal generale Michael E. Langley, comandante di Africom, la missione militare statunitense in Africa.

Secondo il Wall Street Journal, la delegazione americana avrebbe accusato il Niger di condurre negoziazioni segrete con l’Iran, al fine di vendergli parte del suo uranio.
Da parte nigerina, non ci sono stati commenti a riguardo. Ma qualcosa è andato di certo storto nei loro incontri. Nel comunicato letto sabato sera, il portavoce Abdramane ha descritto l’atteggiamento Molly Phee come «condescendente» e l’ha accusata di avere una postura che «indebolisce le relazioni tra gli stati». 

Al di là del caso specifico sul dossier uranio e Iran, c’erano già delle divergenze tra i due stati, in particolare sulla durata della transizione militare. Con Niamey che punta a prolungarla, mentre Washington tenta di portarla a termine il prima possibile, nella speranza che un governo civile sia meno incline a continuare l’avvicinamento verso Mosca. 

Copyright © Nigrizia - Per la riproduzione integrale o parziale di questo articolo contattare previamente la redazione: redazione@nigrizia.it