La Francia ha annunciato una riduzione progressiva della sua presenza militare nel Sahel, dove è presente dal 2014 con la forza Barkhane che dispone di 5mila uomini. E gli Stati Uniti del presidente Joe Biden danno dei segnali di maggiore attenzione verso un’area che vede Parigi e l’Unione europea impegnati nella lotta contro il jihadismo.
Dal 7 al 9 agosto, riferisce l’Afp, agenzia di stampa francese, la Forza di reazione per l’Africa del nord e dell’ovest (Narf) – che ha il compito di intervenire nelle situazioni di crisi e di emergenza – ha condotto un’operazione strategica in Niger. «Abbiamo testato la portata operativa della Narf in tutta la regione», ha dichiarato il generale Andrew Rohling, comandante delle Forze operative per l’Europa del sud e l’Africa, da cui dipende la Narf.
I militari americani hanno avuto anche una riunione «informale» con i loro omologhi francesi nella base aerea americana 101 della capitale Niamey. Del resto spiega il generale Rholing «i francesi sono importanti alleati di lunga data, che condividono il nostro impegno nel rispondere ai problemi di sicurezza in Africa». Gli Stati Uniti oltre alla base di Nyamey dispongono di una base specializzata nell’utilizzo di droni nella regione di Agadez vicino alla Libia.
L’Afp non lo dice, ma è piuttosto probabile che i responsabili della Narf abbiano incontrato anche qualche esponente del governo e delle forze armate del Niger, paese che fa parte, con Burkina Faso, Ciad, Mali, Mauritania, del gruppo G5 Sahel (creato otto anni fa) che si occupa di coordinare interventi per lo sviluppo e la sicurezza. Il Niger del presidente Mohamed Bazoum, eletto lo scorso febbraio, deve far fronte da anni alle azioni dei gruppi jihadisti, particolarmente attivi nell’area delle tre frontiere (Burkina Faso, Mali, Niger). (R.Z.)