Nigeria: la conferenza episcopale sta con chi protesta - Nigrizia
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Monito del presidente mons.Ugorji, arcivescovo di Owerri: il paese è «seduto su una bomba a orologeria»
Nigeria: la conferenza episcopale sta con chi protesta
Dopo le mobilitazione di agosto, degenerate anche in violenze, si prevedono nuove manifestazioni a ottobre
27 Agosto 2024
Articolo di Redazione
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Foto di Kaizenify, da Wikimedia Commons

La Conferenza episcopale nigeriana (CBCN) è dalla parte dei giovani che sono scesi in piazza nelle scorse settimane per protestare contro il governo del presidente Bola Tinubu, ritenuto incapace di affrontare i numerosi problemi che affliggono gli oltre 220 milioni di nigeriani, dall’alto costo della vita alla mancanza di sicurezza. Lo si evince chiaramente dal monito lanciato nei giorni scorsi da Lucius Ugorji, arcivescovo di Owerri e presidente della principale organizzazione cattolica del paese africano.

Parlando all’apertura della seconda assemblea plenaria della CBCN, ad Auchi, nello Stato meridionale di Edo, il monsignor ha affermato che la Nigeria «è seduta su una bomba ad orologeria». Il riferimento è appunto all’ondata di mobilitazione che si è verificata nel paese durante il mese di agosto ma che potrebbe tornare a prendere forza, viste le condizioni in cui versa la Nigeria. «Finché la nazione sarà afflitta da povertà, sofferenza e corruzione, e finché il futuro dei giovani nella nostra nazione rimarrà così critico, le proteste non faranno che ripetersi», ha avvisato il presidente della CBCN, che ha denunciato ancora:  «Gli agenti di sicurezza cercano di reprimere i partecipanti alle proteste e i loro sostenitori con false accuse. Ciò solleva preoccupazioni sul fatto che stiano cercando di privare i cittadini dei loro diritti democratici e delle loro libertà di protestare o allo scopo di dare l’impressione che nel Paese vada tutto bene e che non ci sia alcun motivo per protestare». 

Mons. Ugorji ha quindi invitato Tinubu a rivedere le sue politiche economiche, sottolineando come milioni di nigeriani stiano soffrendo a causa delle loro conseguenze. Il movimento di protesta denominato End Bad Governance è emerso a inizio agosto convocando dieci “giorni della rabbia” di scioperi e cortei, anche su ispirazione della grande mobilitazione che si era verificata in Kenya a partire da fine giugno. Le proteste sono anche degenerate in scontri; centinaia di manifestanti sono stati arrestati mentre oltre 10 persone hanno perso la vita nelle violenze, stando a quanto riportano varie fonti locali e internazionali. In alcune città del nord del paese, manifestanti erano stati anche sorpresi a sventolare bandiere russe mentre chiedevano l’instaurazione nel paese di un governo militare. Un chiaro riferimento questo, alle giunte golpiste vicine a Mosca che si sono insediate in Mali, Burkina Faso e Niger.

Si torna in piazza
Il movimento di protesta si è presentato però sorprendentemente unito dal punto di vista religioso, come osservato da alcuni media cattolici. Secondo la stampa nigeriana, per ottobre sono previste nuove manifestazioni. Le istanze della piazza saranno verosimilmente le stesse di agosto: ripristino dei sussidi per il carburante, rimossi da Tinubu con uno dei primo provvedimenti adottati una volta eletto, nel maggio 2023; stop all’aumento esponenziale dei prezzi dei generi di prima necessità; salario minimo per i lavoratori; riforme della polizia e del sistema giudiziario.

Anche alla luce di queste nuove avvisaglie di proteste, forse, Tinubu ha deciso di nominare in questi giorni i nuovi capi della Sicurezza nazionale di Stato (DSS) e dell’intelligence, una settimana dopo che i loro predecessori si sono dimessi. Si tratta di Mohammed Mohammed, che aveva guidato la missione della Nigeria in Libia, e ora è responsabile appunto dell’l’Agenzia nazionale di intelligence; e di Adeola Oluwatosin Ajayi che dirigerà il DSS che era guidato da Yusuf Bichi, ritenuto inviso anche a molti funzionari dello staff del dipartimento.

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