La Nigeria è il paese più popoloso dell’Africa con oltre 224 milioni di abitanti. Quello che ha portato nel mondo la grande letteratura africana, citiamo Flora Nwapa, la prima scrittrice africana di cui fu pubblicato un romanzo all’estero; il Nobel Wole Soyinka; ma anche il grande Chinua Achebe e la più giovane Chimamanda Ngozi Adichie.
Il paese che con Nollywood ha diffuso il cinema africano, i suoi personaggi e i suoi divi sulle piattaforme internazionali. Il paese del fashion, delle start up, dell’industria musicale che generano miliardi di dollari all’anno.
Questa Nigeria – fatta di una gioventù frizzante, determinata e capace – sembra un altro mondo rispetto a quella dove da anni gruppi armati si combattono senza pietà, dove le violenze verso i civili (siano bande locali o l’esercito regolare a perpetrarle) rimangono impunite, dove la gente sparisce e non se ne sa più nulla, dove il terrorismo di Boko Haram e quello dello Stato islamico dell’Africa occidentale (ISWAP) si intrecciano alle crisi sociali ed economiche che attraversano il paese.
Un paese in cui intere zone sono un campo di battaglia e da dove sempre più persone fuggono, aumentando il numero di sfollati e rifugiati.
Il 1 ottobre la Nigeria celebra i 63 anni di indipendenza dal dominio coloniale britannico. Ma certo non può celebrare l’unità della nazione.
Troppo grande la forbice tra ricchi e poveri, la disuguaglianza di reddito e di genere, la disoccupazione, il livello di insicurezza, quest’ultimo cresciuto a dismisura negli ultimi anni in alcune aree del paese.
Secondo il National Bureau of Statistics quasi 133 milioni di persone (dunque quasi il 60% della popolazione) vivono in una condizione di “povertà multidimensionale”. Vuol dire stati di deprivazione che riguardano l’accesso alla sanità, la scuola, il lavoro e le generali condizioni di vita.
Il 65% di loro vive nelle regioni del nord, il 35% al sud. Non a caso proprio le aree interessate da conflitti di lunga data.
Gang e signori della guerra
Conflitti di cui alla fine non si comprende più l’inizio e le reali motivazioni e che da un lato hanno ormai incancrenito i rapporti tra fulani e hausa – gruppi etnici che si contendono da tempo territorio e risorse indispensabili come l’acqua – dall’altro hanno visto crescere il potere dei signori della guerra mentre sempre più lontano appare lo Stato, visto per molti come un nemico al pari degli altri nemici.
In mezzo sta la popolazione civile. Della degenerazione delle condizioni di vita di queste persone e dello stato di costante guerriglia e violenza in una di queste aree, lo Stato di Zamfara, nord-ovest della Nigeria, si racconta nel documentario The Bandit Warlords of Zamfara (I banditi signori della guerra di Zamfara) realizzato per la BBC, sezione Africa Eye.
Un documento crudo e in presa diretta dello stato di assedio vissuto da quelle popolazioni e dell’uso delle armi come metodo esclusivo di “dialogo” e di potere.
Per questo lavoro, che racconta più di mille parole, il ventiseienne giornalista nigeriano Yusuf Anka si è aggiudicato il Global Shining Light Award 2023.
Si tratta di un riconoscimento – organizzato dal Global Investigative Journalism Network – che premia il giornalismo di inchiesta realizzato nei paesi in via di sviluppo o in transizione, e svolto sotto minaccia o in condizioni pericolose.
Queste ed altre questioni spingono verso quel fenomeno chiamato fuga dei cervelli – perché troppo spesso il livello di istruzione non corrisponde alle offerte del mercato del lavoro, in particolare nel settore sanitario – altrimenti detto japa che in lingua yoruba vuol dire “correre” o “partire”.
Alquanto criticata la figura del presidente, Bola Tinubu. In un editoriale pubblicato su The Punch, si fa notare che: nel bel mezzo di turbolenze economiche e povertà di massa, il presidente ha nominato 48 ministri e 20 consiglieri speciali.
Politici riciclati, dalle dubbie capacità e con scarsi risultati nelle loro precedenti missioni pubbliche, si sottolinea nell’editoriale.
“Una scelta – si legge ancora – insensibile e costosa”. E tutto questo “mentre la popolazione è chiamata a sopportare un’inflazione record e difficoltà di vario tipo”.
Nel luglio scorso l’inflazione era pari al 24,08%, mentre il debito pubblico è in aumento e stimato al 37% del PIL.
25mila desaparecidos
Di certo, la questione più critica rimane la sicurezza. E una delle questioni più drammatiche è quella delle sparizioni forzate.
Secondo la commissione internazionale della Croce Rossa ad oggi in Nigeria si contano 25mila persone scomparse. Di questi, 14mila sono bambini. Un numero che rappresenta quasi il 40% del totale delle missing persons in tutto il continente africano.
Una recente indagine giornalistica pubblicata da HumAngle ha rivelato la presenza di numerose fosse comuni dove sarebbero state gettate migliaia di persone giustiziate dalle forze statali.
Oggi esiste un database a cui anche i cittadini possono accedere per denunciare la scomparsa di un parente, un amico, un insegnante. Fatto sta che, spesso, non ci sono prove o tracce possibili da seguire per chi sembra essersi dileguato nel nulla.
Mentre gli assalti, i rapimenti a scopo di estorsione, le esecuzioni extragiudiziali continuano. Solo pochi giorni fa la Nigeria – con nove anni di ritardo – ha presentato alle Nazioni Unite un rapporto sui (presunti) progressi compiuti nella legislazione contro e nella prevenzione delle sparizioni forzate.
Su questi progressi sono in tanti però ad avere dubbi.