Il 2 luglio il cacciatorpediniere cinese Nanning, la fregata Sanya e la nave di rifornimento Weishanhu, appartenenti alla flotta navale dell’Esercito popolare di liberazione cinese (PLA), hanno attraccato al largo del porto di Lagos, in Nigeria, per una visita di cinque giorni.
Si tratta di una delle rare presenze della marina militare cinese sulla costa atlantica dell’Africa, dove Pechino sta compiendo da tempo sforzi particolari per accrescere la sua influenza sull’area.
L’Africa occidentale, principalmente Angola e Nigeria, è tra i principali fornitori di petrolio della Cina.
In una nota, l’ambasciata cinese fa sapere che si tratta di una pietra miliare nei legami tra Nigeria e Cina, e che la marina nigeriana ha espresso la volontà di collaborare con Pechino per affrontare le minacce alla sicurezza marittima e mantenere la stabilità nel Golfo di Guinea.
In gennaio la Nigeria aveva inaugurato a Lagos un porto d’alto mare di costruzione cinese da un miliardo di dollari. Il nuovo porto di Lekki, uno tra i più grandi della regione, è di proprietà per il 75% della China Harbour Engineering Co., di proprietà statale, e del gruppo Tolaram, con sede a Singapore.
C’è chi ha anche ipotizzato che il Golfo di Guinea potesse offrire una base per l’esercito cinese. Al riguardo, l’anno scorso, i funzionari della difesa degli Stati Uniti avevano espresso la preoccupazione che una tale base avrebbe potuto minacciare la sicurezza nazionale degli Stati Uniti.
Peraltro, nel 2017 la Cina aveva stabilito la sua prima base navale d’oltremare a Gibuti, uno dei punti più importanti al mondo per il commercio marittimo, alimentando in occidente la preoccupazione che Pechino moltiplichi “strutture logistiche” regionali, mentre le sue forze armate sviluppano la capacità di operare a migliaia di chilometri da casa.
Negli ultimi tre decenni, infatti, la Cina ha ampliato la sua influenza in quasi tutte le nazioni africane attraverso investimenti, commercio, sviluppo di infrastrutture e prestiti.