Come molti analisti prevedevano, le manifestazioni antigovernative iniziate ieri in Nigeria sono sfociate in disordini che hanno provocato numerose vittime. Si è parlato di 3, poi di 7, infine – secondo quanto riportato dal quotidiano People’s Gazette – di 11 uccisi dall’intervento della polizia. I morti sarebbero invece 14 secondo il Daily Trust.
A Lagos, Abuja, Mina, Kano, Katsina e altre decine di località in tutto il paese, milioni di nigeriani sono scesi in piazza dopo che diversi mesi di vani colloqui tra il governo e i sindacati non hanno offerto alcuna soluzione alla grave crisi economica che affligge il paese. La peggiore crisi dell’ultima generazione, aggravata da un’inflazione annuale al 34,19%, il livello più alto in quasi tre decenni.
“Abbiamo fame”, uno degli slogan gridati dalla folla.
Banwo Olagokun, attivista che fa parte del movimento #TakeItBack, uno dei gruppi che ha indetto 10 giorni di protesta, ha dichiarato: «Stiamo protestando perché il tasso di inflazione ci ha impedito di provvedere alle cose più basilari per la vita: cibo, acqua, vestiti, cure mediche».
Alcune delle richieste più radicali del movimento includono l’abolizione della Costituzione del 1999, il permesso ai nigeriani che vivono all’estero di votare e il rilascio dal carcere del leader separatista del biafra Nnamdi Kanu.
Il coordinatore nazionale del movimento, Juwon Sanyaolu, 31 anni, afferma che il movimento ha in parte tratto ispirazione dai recenti eventi avvenuti in Kenya, dove le manifestazioni avviate dai giovani della Generazione Z hanno costretto il presidente William Ruto ad annullare il controverso piano di aumento delle tasse e a sciogliere il governo.
Spinte dallo slogan #EndBadGovernance (finiamola con il cattivo governo), catalizzatore dell’azione di massa a livello nazionale è stato quindi il continuo aumento dei prezzi dei beni di prima necessità, seguito tra l’altro ai molteplici cambiamenti politici introdotti dal presidente Bola Ahmed Tinubu, al potere dal maggio 2023, e in particolare la rimozione del sussidio popolare per il carburante.
Tutto questo, secondo i media nigeriani, ha portato alla penuria e alla fame milioni di persone, facendo regredire il numero di famiglie della classe media, aggravando la disoccupazione giovanile che si è infine mobilitata, coinvolgendo milioni di persone nelle proteste.
Il governo ha imposto intanto il coprifuoco in varie regioni del paese e forze di sicurezza e camion blindati sono stati dispiegati in molte città.