Il presidente Bola Tinubu e il suo governo agiscano per evitare di rendere la Nigeria uno “stato fallito” simile alla Somalia e al Sud Sudan.
È l’appello lanciato la scorsa settimana da Henry Ndukuba, arcivescovo e primate della Chiesa anglicana della Nigeria, intervenuto al 12° Sinodo della diocesi di Abuja sul tema: Domani a quest’ora: rompere l’assedio alla nazione.
Le dichiarazioni dell’arcivescovo giungono in un contesto di crescente inquietudine per la dilagante insicurezza, le sfide economiche e le modalità di governance nel paese.
Esprimendo profonda preoccupazione per il peggioramento delle condizioni economiche della popolazione, il prelato ha lamentato gli alti livelli di debito, il ricorso a prestiti sconsiderati e le pressioni inflazionistiche come fattori che contribuiscono in modo significativo al processo di degrado.
Ha chiesto al governo misure concrete per affrontare queste sfide, inclusa l’istituzione di una forza di polizia statale o regionale per combattere efficacemente l’insicurezza e la piaga dei sequestri di persona.
Ha esortato inoltre i politici a intervenire tempestivamente per alleviare le sofferenze dei cittadini, in particolare affrontando le cause della scarsità di carburante, diminuendo i costi dell’elettricità e rivedendo al rialzo i salari dei lavoratori.
Mons. Ndukuba ha affermato tra l’altro: «L’insicurezza delle vite e delle proprietà in Nigeria è diventata un cancro che sta divorando profondamente il tessuto della nostra vita nazionale». Avvertendo che «la Nigeria rischia di fallire dato il moltiplicarsi di conflitti interni sia tra i diversi gruppi etnici che tra i leader politici».