È uscito in sala Non dirmi che hai paura di Yasemin Samdereli, regista tedesca di origine turca conosciuta per la commedia Almanya – La mia famiglia va in Germania.
Tratto dall’omonimo romanzo di Giuseppe Catozzella, Premio Strega Giovani 2014, il film è incentrato sulla storia vera di Samia Yusuf Omar, che nel 2008 a soli 17 anni rappresenta la Somalia ai Giochi Olimpici di Pechino e che trovandosi in pericolo al suo ritorno in patria per aver corso senza velo, decide di intraprendere “il viaggio” per raggiungere l’Europa, inseguendo il sogno di gareggiare alle Olimpiadi di Londra del 2012.
Storia di resilienza senza lieto fine, strutturata su diverse linee temporali che convergono nel momento della cattura in Libia, prima che Samia intraprenda il viaggio in mare. Un modo per denunciare come un’adolescente nata in un paese come la Somalia sia costretta a rischiare la propria vita per poter realizzare il proprio sogno. Il film inizia con una carrellata di materiali di repertorio utili a ricordare le vicende che hanno portato la Somalia alla guerra civile e alla salita al potere di un regime islamico.
Sogno di riscatto
Samia ha 9 anni quando scopre di essere la più veloce e di voler trasformare il suo sogno in realtà. Aiutata da Alì (personaggio di finzione già presente nel romanzo) si allena in una Mogadiscio che diventa sempre più pericolosa, vince gare, affronta le proibizioni di un potere che vieta musica, impone il velo e il coprifuoco.
Una storia di resilienza individuale e collettiva che vuole anche porre l’attenzione su quelle famiglie musulmane che supportano le proprie figlie e che raramente vengono raccontate al cinema.
Una lotta di tutta la comunità somala
Lo stile sobrio del racconto non rinuncia a momenti di poesia e humor che aiutano a creare empatia con Samia e la sua famiglia. La regista ha lavorato in stretta collaborazione con Deka Mohamed Osman, fotografa e videoartista italo-somala, che nel ruolo di assistente regia e casting director ha aiutato la regista ad entrare in contatto con la comunità somala. Era molto importante per entrambe che la comunità somala potesse sentirsi rappresentata, restituendo dignità e potere ad una diaspora dimenticata.
Il film ha un cast interamente somalo ed è girato interamente nella lingua madre degli attori. Ad interpretare egregiamente Samia è Ilham Mohamed Osman, sorella di Deka, per la prima volta sullo schermo, che ha accolto la sfida di far conoscere una storia che merita di essere conosciuta e vista anche nelle scuole.
A differenza di Io Capitano, Non dirmi che hai paura non condanna solo l’assurdità di un sistema che non permette ad una ragazza africana di emigrare in Europa senza dover rischiare la vita, ma restituisce dignità anche ad una comunità che pur in un contesto difficile non rinuncia a lottare.
L’universalità non perde in potenza se ci si concentra su una storia individuale e la dimensione onirica non deve per forza annacquare la realtà. Per questo Non dirmi che hai paura è un film che va sostenuto, visto, discusso. Solo così, forse, il sacrificio di Samia, non verrà dimenticato e forse riuscirà a scuotere qualche coscienza intorpidita.