I paesi BRICS il primo gennaio hanno ufficialmente accolto tra loro cinque nuovi stati da Africa e Medio Oriente: Egitto, Etiopia, Iran, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti. L’organizzazione in tal modo si augura di avere maggior voce in capitolo per le economie emergenti.
Il gruppo originario dei BRIC fu fondato nel 2006 e includeva Brasile, Russia, India e Cina. Ad essi venne aggiunto il Sudafrica nel 2010, con la nuova sigla “BRICS”. Per ora conserva lo stesso appellativo, si ritiene che in futuro l’organizzazione potrebbe semplicemente chiamarsi “BRICS+”. Come noto, l’Argentina, che pure era menzionata lo scorso agosto al vertice in Sudafrica tra i nuovi possibili aderenti, ha deciso di restare fuori nell’ambito dal cambio di rotta sulla politica estera inaugurato dal nuovo presidente Javier Milei, eletto a novembre.
Nel vertice che si tiene annualmente, i membri dei BRICS si alternano nella scelta del presidente che ha una durata di un anno. Nel 2024 il turno di presidenza è della Russia. L’idea alla base dei BRICS era di includere potenze mondiali quali Cina, Russia e India e paesi che costituiscono grandi potenze nei rispettivi continenti, Sudafrica e Brasile. Il gruppo, una volta ampliatosi, comprende una popolazione complessiva di circa 3,5 miliardi di persone, ovvero il 45% degli abitanti del globo. La sua economia complessiva vale oggi oltre 28,5 trilioni di dollari, circa il 28% dell’economia globale. I paesi BRICS si prevede che produrranno inoltre circa il 44% del petrolio greggio mondiale.
Tra le denunce avanzate dagli esponenti del blocco spicca l’insofferenza per il fatto che le nazioni occidentali dominino organismi importanti come il Fondo monetario internazionale e la Banca mondiale, che con i loro prestiti sono i maggiori creatori di debito estero per le nazioni in cui intervengono. Si propongono, pertanto, di «guadagnarsi una voce e una rappresentanza maggiori» a favore delle economie emergenti.
Nel 2014, i paesi BRICS hanno aperto tra l’altro la Nuova banca per lo sviluppo (NDB) per prestare appunto denaro per sostenere la crescita dei paesi che ne usufruiscono. Infatti, alla fine del 2022, la banca aveva prestato quasi 32 miliardi di dollari ai paesi emergenti per nuove strade, ponti, ferrovie e progetti di approvvigionamento idrico. Il professor Padraig Carmody, esperto di geografia dello sviluppo al Trinity College di Dublino, ha scritto che questo è uno degli obiettivi primari della Cina nella sua politica di presenza tra i BRICS. «Attraverso i Brics, la Cina sta cercando di accrescere il suo potere e la sua influenza, soprattutto in Africa»”, ha affermato Carmody, aggiungendo «suo scopo è di diventare la voce guida del Sud del mondo».
La Russia, l’altra grande potenza mondiale dei BRICS, si è posta uno scopo diverso, secondo Creon Butler, di Chatham House, l’Istituto londinese che si occupa di politica internazionale: «La Russia vede il blocco come parte della sua lotta contro l’Occidente, aiutandolo a superare le sanzioni imposte dopo l’invasione dell’Ucraìna», afferma Butler, che aggiunge: «L’adesione dell’Iran ai BRICS potrebbe accentuare la natura anti-occidentale del gruppo».
Quale futuro per una valuta BRICS+?
Per contrastare l’assoluto dominio del dollaro come moneta di scambio nel commercio, vari agenti politici in Brasile e Russia hanno suggerito di creare una valuta BRICS. Secondo il professor Carmody, tuttavia, questa proposta, che non è stata peraltro discussa al vertice dell’agosto 2023, non è di facile attuazione perché le loro economie sono molto eterogenee, e con l’entrata dei nuovi partner lo saranno ancora di più. «Tuttavia – sostiene Carmody – potrebbero prendere in considerazione in futuro la creazione di una nuova valuta da utilizzare per i pagamenti commerciali internazionali, o una criptovaluta per il commercio internazionale».
Quanto appunto alla presidenza russa dei BRICS Putin ha già espresso i tre obiettivi che intende perseguire e sui quali verterà parte delle discussioni nel vertice annuale 2024 di ottobre, nella città di Kazan: ampliare il ruolo dei BRICS nel sistema finanziario internazionale; sviluppare la cooperazione tra le banche espandendo l’uso delle valute BRICS e promuovere la collaborazione tra autorità fiscali e doganali. Esercitando la presidenza dei BRICS Mosca vorrà infine dimostrare all’Occidente che ha ancora amici e alleati nel resto del mondo, nonostante l’invasione e la distruzione di tanta parte dell’Ucraìna.