Una svolta rivoluzionaria nella lotta contro la malaria, malattia generata da un parassita trasmesso dalle femmine delle zanzare anofele che nel 2020 ha ucciso 627mila persone, la maggior parte bambini sotto i cinque anni nell’Africa subsahariana.
Gli scienziati dell’Università britannica di Oxford hanno sviluppato un vaccino a basso costo – l’R21/Matrix-M -, con un’efficacia dell’80% nel secondo anno di follow-up, dopo una dose di richiamo. Un risultato che il professor Adrian Hill, direttore del Jenner Institute della Oxford University, ha definito «davvero molto incoraggiante».
Dopo 35 anni di ricerche, nell’ottobre del 2021 l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha approvato il primo vaccino contro la malaria (il RTS,S). A beneficiarne sono stati più di 1 milione di bambini in Ghana, Kenya e Malawi, grazie a un programma pilota di immunizzazione lanciato nel 2019. La protezione dalla malattia restava però ancora bassa, attorno al 30%.
Ma l’R21 potrebbe offrire una speranza maggiore, ha affermato Hill.
«Un vaccino con un’elevata efficacia come questo dovrebbe essere in grado di salvare centinaia di migliaia di vite all’anno e milioni di vite nel prossimo decennio», ha aggiunto. «Dopo aver lanciato un vaccino per la popolazione molto vulnerabile, esamineremo un vaccino per i viaggiatori e poi un vaccino in grado di sradicare a livello globale questa terribile malattia».
L’ultimo studio di fase II, condotto nella regione di Nanoro, in Burkina Faso, ha coinvolto 450 bambini tra i 5 e i 17 mesi. I risultati sono stati pubblicati l’8 settembre sulla rivista medica The Lancet.
Gli studi della fase III sono in corso e coinvolgono 4.800 bimbi. Dovrebbero essere presentati entro la fine dell’anno e si spera che la produzione di massa possa iniziare nel 2023, dopo l’approvazione dell’Oms, attesa entro la fine dell’anno.
Il Serum Institute of India lo sta già realizzando e ha firmato un accordo per aumentare rapidamente la produzione fino ad oltre 100 milioni di dosi all’anno.
Per l’Africa subsahariana potrebbe trattarsi di una svolta storica, attesa da tempo. Nel 2020 nella regione si sono concentrati il 95% dei casi di malaria a livello globale e il 96% delle morti, circa l’80% delle quali erano bambini sotto i cinque anni.