L’Italia non è un paese dove si rispettano i diritti umani delle persone migranti, per questo motivo l’Olanda non rimanderà più indietro le persone richiedenti asilo. Qui, secondo il tribunale dei Paesi Bassi, esiste il “rischio reale” che i migranti finiscano per strada. L’Italia non è «in grado di soddisfare i loro bisogni primari più importanti, come riparo, cibo e acqua corrente». Tutto questo, mette nero su bianco, il Consiglio di stato «è contro i diritti umani».
L’Italia insomma non è paese sicuro. Secondo i Paesi Bassi siamo alla stregua di diversi stati da cui le persone richiedenti partono. Per cui, nonostante il trattato di Dublino, secondo il quale il primo paese d’ingresso dove vengono lasciate le impronte è quello che dovrebbe seguire l’iter di riconoscimento di protezione o asilo, non vi saranno più riammissioni, per quanto la legge lo preveda.
La sentenza arriva dopo il ricorso di due uomini migranti, uno di origine nigeriana l’altro eritrea, entrati in Europa attraverso l’Italia. Il primo documentava di aver chiesto l’asilo tre volte nel nostro paese per poi farlo nuovamente in Olanda, il secondo è passato attraverso l’Italia senza far domanda.
Secondo il sottosegretario per la giustizia e la sicurezza, Eric van der Burg, le loro richieste non erano da prendere in considerazione: essendo entrati da un altro paese europeo spettava a quello prendere in esame le pratiche.
Davanti al ricorso dei due è però arrivato lo stop della più alta corte nazionale. «Al momento i richiedenti asilo in Italia rischiano di trovarsi in una situazione in cui non sono soddisfatti i loro bisogni primari più importanti, come l’alloggio, il cibo e l’acqua corrente», ha dichiarato il tribunale.
«Le autorità italiane non offrono accoglienza a questi cosiddetti “ricorrenti Dublino” a causa della mancanza di strutture di accoglienza. E senza riparo, c’è il “rischio reale” che non siano in grado di soddisfare i loro bisogni. Questo è contro i diritti umani».
La Francia blinda il confine
Nel mentre, i cugini d’oltralpe, attraverso la voce della loro premier, Elisabeth Borne, annunciano che, a partire dalla prossima settimana, verranno schierati alle frontiere con l’Italia 150 poliziotti in più. Una risposta per far fronte alla «maggiore pressione migratoria» in arrivo dal nostro paese, spiegano.
Sottolineando dunque come per la Francia il trattato di Dublino valga eccome. D’altra parte il ministro dell’interno, Gerard Darmanin, a febbraio scorso, aveva proposto una nuova legge in cui si prevedevano più espulsioni.
Anche in Francia, come in Italia, c’è il problema dei vari comparti industriali e turistici che chiedono maggiore forza lavoro e quindi manovalanza migrante. Non è un caso che sul discusso progetto di legge sull’immigrazione voluto da Emmanuel Macron si prenda ancora tempo, secondo le parole della premier infatti verrà rinviato all’autunno.
Di fatto, nonostante l’Italia continui a chiedere, senza successo, a Bruxelles di istituire un meccanismo di solidarietà permanente e obbligatorio che tenga conto delle reali esigenze degli stati membri e, soprattutto, di quelli di primo approdo. Il Meccanismo volontario di solidarietà, che prevedeva la redistribuzione annua di 10mila persone migranti, e che era stato sottoscritto da 13 paesi su 27, si è palesato un flop.
Basti pensare che, su un totale di 8.289 “quote” stabilite da redistribuire tra gli stati aderenti, dal luglio 2022 al 23 aprile i trasferimenti effettivi registrati dal Viminale sono stati appena 582: 525 verso la Germania (che ne doveva ricevere 3.500), 38 verso la Francia (3mila quelli promessi), 4 in Portogallo (su 350 concordati), 10 in Croazia (a fronte di 60 sulla carta) e 5 in Lussemburgo (su 50).