Il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), Tedros Ghebreyesus, ha affermato in un rapporto di questa settimana che «quasi il 90% della popolazione di Gaza – 1,9 milioni di persone – è sfollata e solo 15 ospedali funzionano, pur se parzialmente, mentre la mancanza di acqua pulita e servizi igienico-sanitari e condizioni di vita sovraffollate stanno creando l’ambiente ideale per la diffusione di malattie».
«I bombardamenti intensi, le restrizioni ai movimenti, la carenza di carburante e le comunicazioni interrotte – ha aggiunto Tedros – rendono impossibile all’OMS e ai nostri partner raggiungere chi ne ha bisogno».
Passando al Sudan, il direttore dell’OMS ha affermato che «dopo nove mesi di conflitto la situazione continua a peggiorare e l’aggravarsi della violenza, gli sfollamenti di massa, la diffusione di malattie come il colera, con oltre 9mila casi registrati e oltre 245 vittime, la mancanza di sicurezza e i saccheggi, stanno minando il lavoro dell’OMS e dei nostri partner per salvare vite».
Ha espresso inoltre preoccupazione per «le segnalazioni di aumento della violenza sessuale e di genere, nonché di separazione familiare e reclutamento di bambini».
Riguardo all’Etiopia il funzionario ha infine espresso preoccupazione per il peggioramento della crisi sanitaria in varie aree del paese, in particolare nella regione nord-occidentale di Amhara, gravemente colpita dal conflitto dall’aprile 2023.
Anche lì «le restrizioni ai movimenti stanno impedendo la fornitura di assistenza umanitaria – ha dichiarato Tedros -, i combattimenti stanno rendendo difficile l’accesso alle strutture sanitarie, sia per i molti danni alle infrastrutture che per i numerosi blocchi stradali e altri ostacoli».
«Conflitti, siccità e sfollamenti – ha aggiunto – stanno provocando diffuse epidemie di fame e malattie, comprese le segnalazioni dei media di condizioni di carestia nel Tigray e nell’Amhara».