«La più grande catastrofe ad opera d’uomo» e «il maggior disastro oggi sulla terra». Così è stata definita da Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) la crisi alimentare che attanaglia la regione etiopica del Tigray. Tedros si interroga se la mancata risposta dei leader globali più potenti alla tragedia post-bellica della regione in cui è nato non dipenda «dal colore della pelle degli abitanti del Tigray».
Nel suo appello accorato, Tedros denuncia «l’inimmaginabile crudeltà inflitta a sei milioni di persone» private da due anni dei servizi sociali di base. Il funzionario si chiede inoltre il perché la situazione in Tigray non abbia ricevuto la stessa attenzione data al conflitto in Ucraìna. E attribuisce appunto la causa allo strisciante razzismo prestato dalla comunità internazionale alle crisi in corso.
Secondo Tedros, il Tigray ha finora goduto solo delle briciole del cibo e delle medicine necessari e insiste sull’urgenza che Addis Abeba ripristini tutti i servizi basilari per le popolazioni così da facilitare i negoziati di pace in corso. Le condizioni di siccità generalizzata nel Corno d’Africa – secondo Tedros – hanno contribuito ad aggravare la crisi.
Molto decisa anche la denuncia avanzata da Michael Ryan, direttore dei programmi d’emergenza dell’Oms: «Nessuno sembra interessato a quanto sta succedendo nel Corno d’Africa, della siccità, della carestia e della crisi sanitaria da esse provocata». E ha aggiunto che occorreranno decine di mesi per ristabilire un sistema sanitario decente nel Tigray.
L’Ola chiede tregua umanitaria
Nel frattempo, nelle regioni del sud, si protrae il conflitto tra l’esercito federale di Addis Abeba e i ribelli dell’Esercito di liberazione oromo (Ola). I leader dell’Ola, considerato da Addis Abeba gruppo terroristico, hanno proposto al governo di Abiy Ahmed una tregua umanitaria per soccorrere la popolazione in preda a una gravissima crisi alimentare detereminata dalla siccità. Già si registra la morte di bambini per denutrizione e migliaia di altri sono a rischio; si registra anche la morte di milioni di animali d’allevamento di piccola e grossa taglia.
Odaa Tarbii, portavoce dell’Ola ha dichiarato che il gruppo è «disposto a collaborare col governo in una tregua per permettere alle agenzie umanitarie di portare aiuti nelle aree colpite dalla carestia».
Le Nazioni Unite hanno affermato che sono circa 20 milioni gli etiopici, in maggioranza donne e bambini, che necessitano urgentemente di cibo: «L’Etiopia sta attraversando la più grave siccità da 40 anni a questa parte, soprattutto nel sud e nell’est del paese».
Il governo, dal canto suo, ha negato finora la gravità della crisi, e le stesse Nazioni Unite sono state criticate per lo sforzo fatto nell’acquisto di cereali (in arrivo con una nave dall’Ucraìna). Secondo il governo, è un’operazione che offre all’opinione pubblica internazionale una immagine, falsa, dell’Etiopia come paese alla fame.