Il Global Fund per la lotta all’Aids, la tubercolosi e la malaria non può più escludere le organizzazioni comunitarie. Continuare a farlo significa produrre strategie inefficaci e, quindi, lasciar morire tante persone affette da queste malattie. La denuncia viene da diverse realtà della società civile dell’Angola ed è contenuta in una lettera che è stata inviata alla ministra della salute Sílvia Lutucuta.
La missiva giunge a poche settimane dalla messa a disposizione del nuovo ciclo di finanziamenti garantito dal Global Fund, una grande iniziativa internazionale di partenariato pubblicato-privato nata nel 2002 che finanzia in tutto il mondo programmi sanitari per l’eradicazione o il contrasto alla diffusione di malaria, Aids/Hiv e tubercolosi.
Malattie che in Angola rappresentano un problema serio. Nel paese, stando ai dati dell’agenzia delle Nazioni Unite Unaids, le persone positive all’Hiv sono 310mila, mentre ogni anno si registrano 15mila nuove infezioni e circa 13mila decessi. L’Angola, riportano cifre del Global Fund, presenta uno dei tassi più alti al mondo per quanto riguarda la trasmissione madre-figlio del virus responsabile dell’Aids, pari al 15%. La prevalenza della positività all’Hiv fra i maggiori di 15 anni nel paese è dello 1,5%, più del doppio della media mondiale dello 0,7% ma molto inferiore alle percentuali registrate in altri paesi dell’Africa meridionale, come lo Zambia (10% circa) o la Namibia (11%). Il tasso di abbandono delle cure per ragioni economiche, secondo denunce della società civile, si aggira invece attorno al 50%
Per quanto concerne la tubercolosi, l’Angola è uno dei 49 paesi del mondo che l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) definisce “ad alto carico” rispetto a questa malattia, con 112mila nuovi casi e 21mila decessi all’anno con dati al 2021. Circa il 60% delle strutture che possono trattare questo grave disturbo si trovano nella capitale Luanda, lasciando il resto del paese fortemente impreparato a gestire i pazienti con questa malattia.
La malaria è una delle principali ragioni di morte nel paese (42% dei decessi secondo il Severe Malaria Observatory – SMO) e dei ricoveri in ospedale (33% dei casi sempre secondo la stessa fonte), mentre tutta la popolazione del paese, circa 35 milioni di persone, è considerata a rischio. Secondo l’ultimo World Malaria Report dell’OMS, l’Angola ha fatto registrare il quinto peggior dato al mondo nel 2022 con otto milioni di nuovi casi registrati.
Soldi sprecati
Cifre che rendono l’idea di quanto delicata sia la questione della gestione dei fondi messi a disposizione del Global Fund. L’ultima tranche destinata all’Angola, che sarà a disposizione dal primo luglio, è di 126 milioni di dollari per progetti in tre province: Benguela, Kwanza Sul e Bié. Il ciclo di aiuti precedenti era stato di 83 milioni di dollari. Soldi, quelli prossimi ad arrivare nella casse angolane, che rischiano però di finire sprecati, a detta delle organizzazioni che hanno firmato al lettera alla ministra Lutucuta.
Adérito Chiúca, leader dell’Associação Luta Pela Saúde (ALPS), uno dei firmatari della lettera, citato dal servizio in lingua portoghese dell’emittente radiofonica pubblica USA, VOA, punta il dito contro i cosiddetti “sub-destinatari” dei fondi, ovvero la grande ong angolana ADPP e l’ong statunitense World Vision, attiva in 97 paesi, accusate di non conoscere in modo adeguato le realtà dove operano.
«Senza la componente comunitaria, tutto il lavoro va in malora», ha denunciato Chiuca, che ha citato precedenti stanziamenti di fondi lamentando che «su 106 milioni di dollari, solo tre sono finiti alle organizzazioni comunitarie». Secondo Beatriz Lemos, coordinatrice di Ekumbi Ombaka, organizzazione che riunisce più di trecento donne affette da Hiv/Aids a Benguela, «le organizzazioni che ricevono i fondi non sono in grado di coprire le necessità di tutte le comunità, e per questa ragione assistiamo alla morte o all’abbandono delle cure da parte di molte persone».
Preoccupazioni che sono in parte legittime anche secondo fonti del Programma delle Nazioni Unite per la popolazione (UNDP), il primo ente beneficiario dei fondi erogati dal Global Fund, che sono state citate in forma anonima da VOA.
Le perplessità espresse dalle organizzazioni che hanno firmato la lettera fanno eco alle denunce dei giorni scorsi di altre realtà angolane. A fine maggio António Coelho, presidente dela Rete angolana per l’Aids e le grandi malattie endemiche (ANASO), ong angolana fondata nel 1994, ha lamentato il mancato sostegno del governo alle realtà comunitarie, che «sono costrette a chiudere i battenti in gran numero per la mancanza di supporto». Una perdita di competenze e conoscenze che si traduce in un cambio di approccio anche a livello sociale, ha sottolineato il dirigente: «L’assistenza sanitaria è diventata solo ospedaliera, e nessuno parla più di prevenzione».