Otto lezioni sull’Africa le conduce nel 2016 lo scrittore congolese Alain Mabanckou al Collège de France, istituzione emblematica della cultura francese che, come ricorda l’autore nella prefazione, sorge accanto all’edificio della Sorbona che nel 1956 ospitò il Congresso degli scrittori e artisti neri, momento apice della Negritudine. All’epoca il quartiere universitario dove ha sede il Collège è il cuore dell’“Africa intellettuale” di Parigi, eppure il continente è quasi del tutto assente dalle aule dell’istituto.
Il rapporto fra l’Africa e la ex potenza coloniale è parte della storia della letteratura nera in lingua francese – pure dalle Antille e dalla diaspora –, che evolve e che è segnato lungo tutto il suo percorso da contraddizioni, confronti, poetiche che si impongono o che vengono negate. Mabanckou, docente di letteratura di lingua francese all’Università di Los Angeles, affronta questa traiettoria senza ipocrisie.
Tocca, fra le molte questioni, le origini e le critiche alla Negritudine e i grandi temi narrati della letteratura nera francofona, dalla storia dell’Africa prima del colonialismo fino alle migrazioni. Una lezione è incentrata su cosa significa scrivere dopo il genocidio in Rwanda del 1994 e un’altra sui bambini soldato. Il testo contiene anche una lettera che l’autore invia al presidente francese Emmanuel Macron per esprimere il suo rifiuto a partecipare a un progetto sulla Francofonia e un discorso pronunciato a Reims nel 2018 per celebrare il Monumento agli eroi dell’Armata nera.