L’attivista per il disarmo e l’obiezione di coscienza Olga Karach condannata a 12 anni di carcere in Bielorussia. Karach è stata ritenuta colpevole di “cospirazione o tentato colpo di stato per impadronirsi del potere statale con mezzi incostituzionali”, “creazione di una formazione estremista”, “screditamento della Repubblica di Bielorussia” e “diffamazione di Alexander Lukashenko”, il presidente bielorusso al potere dal 1994, accusato da società civile e larga parte della comunità internazionale di governare il paese in modo dispotico. A emettere la sentenza è stato il tribunale regionale di Brest, nell’estremo sud-ovest del paese.
Le mobilitazioni di Karach, uno dei volti più riconoscibili del pacifismo bielorusso, sono state seguite e sostenute da diverse realtà della società civile italiana. L’anno scorso le è stato anche assegnato il Premio Alexander Langer, conferito dall’omonima fondazione dedicata al pacifista e ambientalista altoatesino. Quest’anno Karach ha anche partecipato ad Arena di Pace, il grande incontro dei movimenti popolari con papa Francesco che si è tenuto a Verona il 17 e 18 maggio scorsi. Fra le realtà che hanno promosso l’iniziativa, anche Nigrizia.
Difficile esilio
Karach vive a oggi a Vlinius, in Lituania, e per tanto non andrà in carcere. Come però denunciato più volte da lei stessa e da altri difensori dei diritti umani bielorussi che vivono nel paese baltico, le condizioni in Lituania sono comunque complesse. A diversi attivisti è stata respinta la richiesta o revocato lo status di asilo politico, con annessa esortazione a tornare in Bielorussia.
Oltre ai già citati 12 anni di detenzione, l’attivista è stata condannata anche a pagare una multa di 600mila rubli bielorussi, cioè 170mila euro. Insieme a Karach inoltre, sono stati condannati a svariati anni di prigione e diverse multe anche altri attivisti: Veranika Tsepkala, Yauhen Vilski, Anatoli Kotau e Vadzim Dzmitrenak.
Dal 2005 Karach e altri coordinano le attività del Centro internazionale di iniziative civili “Our house/ Nash Dom”. Da questa organizzazione sono partite diverse campagne a sostegno degli obiettori di coscienza ucraini, russi e bielorussi, nell’ambito del conflitto scoppiato nel 2022, ma anche a tutela dei minori vittime di discriminazioni o per il disarmo.