La via della pace in Palestina è quella tracciata dal Sudafrica
Alex Zanotelli Conflitti e Terrorismo
Fermoposta / Novembre 2023
La via della pace in Palestina è quella tracciata dal Sudafrica
Come è accaduto nei bantustan, i palestinesi devono adottare una resistenza creativa che impegni l’umanità degli israeliani. E la comunità internazionale, come suggerisce il documento Kairos, li deve sostenere
03 Novembre 2023
Articolo di Alex Zanotelli
Tempo di lettura 3 minuti
Sit-in di protesta dell'organizzazione ebraica americana Jewish Voice for Peace (Jvp)

Questo articolo è uscito sulla rivista Nigrizia di novembre 2023

Caro Alex,
ho visto che lo scorso ottobre due organizzazioni ebraiche americane hanno protestato davanti al parlamento di Washington chiedendo che le armi tacciano nella Striscia di Gaza. Sono stati arrestati in massa, ma non è questo il punto. Mi sembra si tratti di un bel segnale rivolto alle parti in lotta perché riflettano e alle comunità internazionale perché si scuota e prenda l’iniziativa. Tu che ne pensi? (Gianni Giro)


Due grandi organizzazioni ebraiche americane che si battono per la liberazione della Palestina, tra cui Jewish Voice for Peace (Jvp), hanno manifestato il 19 ottobre davanti al Congresso per chiedere il cessate il fuoco a Gaza: una manifestazione considerata la più grande protesta ebraica in solidarietà con la Palestina nella storia degli Stati Uniti. Cinquecento dei manifestanti sono stati arrestati, tra cui 20 rabbini.

«Non c’è stato un momento nella mia vita – ha affermato Stefano For, direttore esecutivo del Jvp – in cui è stato più urgente per la nostra comunità ebraica sollevarsi, parlare apertamente, portare il proprio dolore, paura, indignazione e mobilitarsi con tutto ciò che abbiamo». Penso sia questa la strada per fare verità, per avere pace. Oggi la menzogna è diventata verità! Come fa l’Occidente a proclamare che Israele è un baluardo della democrazia? Eppure, è da 70 anni che Israele schiaccia, opprime, emargina il popolo palestinese. Anzi tratta i palestinesi come «barbari violenti», «non umani».

Del resto, il governo israeliano guidato da Netanyahu è espressione del suprematismo ebraico e del disprezzo dell’altro: il palestinese. I palestinesi sono sottoposti a un regime di apartheid da parte dello stato ebraico (con il pieno appoggio dell’Occidente!). È questa la lettura che fanno anche i leader religiosi della Palestina (c’è anche la firma del cardinale Pizzaballa) nel documento Kairos Palestina – Un momento di verità (2010).

Si legge: «Dichiariamo anche che l’occupazione israeliana della terra palestinese è un peccato contro Dio e contro l’umanità, poiché depriva i palestinesi dei fondamentali diritti umani conferiti da Dio». E ancora: «Il muro di separazione eretto in territorio palestinese ha reso le nostre città e villaggi come prigioni, separandoli gli uni dagli altri, tramutandoli in tanti cantoni dispersi e divisi. Gaza continua a vivere in condizioni inumane, sotto assedio permanente e separata dagli altri Territori palestinesi».

Esattamente come i bantustan in Sudafrica. E dopo 70 anni di oppressione, il 7 ottobre, il tutto è esploso in un’orgia di violenza per mano di Hamas a cui sta rispondendo con altrettanta violenza il governo israeliano. È la vittoria dell’odio e della violenza. Non si giustificano né i massacri di Hamas né la spietata risposta del governo israeliano sulla Striscia di Gaza.

Kairos afferma anche che «la nostra scelta come cristiani di fronte all’occupazione israeliana è di resistenza. La resistenza è un diritto e un dovere per il cristiano. Ma è resistenza che ha l’amore come logica. E quindi una resistenza creativa poiché deve trovare strade umane che impegnino l’umanità del nemico». È la strada che ha intrapreso il popolo nero del Sudafrica sotto l’apartheid, guidato da uomini come Desmond Tutu, e così ha ottenuto la vittoria e la liberazione.

Questa la via della vittoria, anche per i palestinesi. Ma devono essere sostenuti, come è successo in Sudafrica, da una grande campagna internazionale che li appoggi e chieda il «disinvestimento e il boicottaggio di tutto ciò che viene prodotto dall’occupazione», come afferma il documento Kairos. Lo abbiamo fatto per il popolo nero del Sudafrica, lo possiamo fare oggi per i palestinesi.

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