La questione palestinese riesplode negli stadi - Nigrizia
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L’estremizzazione degli schieramenti, sul campo di gioco e sugli spalti, rischia di sfuggire di mano
La questione palestinese riesplode negli stadi
In Egitto e Marocco le tifoserie inneggiano alla “resistenza” della Striscia di Gaza. E sempre più calciatori nordafricani, anche in Europa, si schierano con il popolo della Palestina
18 Ottobre 2023
Articolo di Rocco Bellantone
Tempo di lettura 5 minuti
Il calciatore marocchino Jawad El Yamiq sventola in campo la bandiera palestinese al termine del match contro il Canada ai Mondiali di Doha (Foto: screenshot)

Già nelle ore successive all’attacco di Hamas contro Israele, che il 7 ottobre ha causato 1.400 morti tra civili e militari, in alcuni paesi nordafricani le tifoserie si sono esposte a sostegno della causa palestinese.

In Egitto, paese confinante con la Striscia di Gaza e tra gli Stati più attivi nella ricerca di una mediazione tra le parti in guerra, il club del Cairo Al-Ahly, una delle squadre arabe e africane più popolari e vincenti, ha espresso il proprio supporto al popolo palestinese.

“In base della posizione del nostro paese nel sostenere la causa palestinese – si legge in una nota ufficiale diffusa dall’Al-Ahly sui propri profili social – il consiglio di amministrazione del club, guidato dal capitano Mahmoud Elkhatib, conferma la propria totale solidarietà nei confronti dei nostri fratelli palestinesi nella loro lotta per i loro diritti legittimi e il loro prezioso paese”.

Nel messaggio c’è anche una preghiera rivolta ai “martiri palestinesi” e l’augurio di guarigione per chi è rimasto ferito a causa dei bombardamenti israeliani sulla Striscia.

L’Al-Ahly viene storicamente identificato come la squadra della classe operaia egiziana. La sua tifoseria sostiene da sempre i partiti di opposizione. Centinaia di ultras della squadra hanno partecipato nel 2011 alle manifestazioni antigovernative che portarono alla destituzione dell’allora presidente Hosni Mubarak.

Nel 2013 il presidente al-Sisi ha ordinato un giro di vite attorno al mondo ultras egiziano. Nel mirino per parecchio tempo sono finiti anche i tifosi dell’Al-Ahly, i cui gruppi organizzati sono prima stati classificati come fuori legge e, in seguito, designati come organizzazione terroristica. Quindi, di fatto perseguitati dal paese.

In Marocco domenica 8 ottobre, dunque il giorno dopo l’attacco di Hamas contro Israele, i tifosi della squadra del Raja Casablanca, anch’essa da tempo schierata a sostegno della Palestina, hanno sventolato bandiere palestinesi e intonato un lungo coro per Gaza nel corso della partita disputata allo stadio Mohammed V – lo stesso in cui a giugno avevano sollevato per l’undicesima volta la Coppa dei Campioni africana – contro il Moghreb Tétouan.

Anche la curva del Raja Casablanca ha invocato la “resistenza” contro la controffensiva israeliana. “Mia amata Palestina, dove sono gli arabi? Il più bel paese resiste, possa Dio proteggerti”, recitava l’inno cantato sugli spalti a Casablanca. Un inno che era risuonato anche negli stati qatarini durante l’ultima Coppa del Mondo.

I post sui social dei calciatori nordafricani

In Egitto uno dei calciatori emergenti più famosi, il difensore dell’Arsenal Mohamed Elneny, ha espresso il proprio sostegno sui social al popolo palestinese. Elneny ha pubblicato come immagine del suo profilo la bandiera palestinese e, sullo sfondo, la moschea di Al-Aqsa, situata nel cuore della Città Vecchia di Gerusalemme, luogo sacro conteso da sempre da israeliani e musulmani della Striscia.

L’ex stella algerina del Manchester City Riyad Mahrez, passato la scorsa estate ai sauditi dell’Al-Ahli, ha pubblicato sui propri social un’immagine della Cupola della Roccia, altro luogo sacro di Gerusalemme conteso agli israeliani. Sotto l’immagine Mahrez ha postato un versetto del Corano – “Indubbiamente, l’aiuto di Allah è vicino” – accompagnato da una bandiera palestinese.

Il franco-algerino Nabil Fekir, in forza agli spagnoli del Real Betis, ha espresso il suo sostegno al popolo di Gaza su Instagram, “soggetto all’apartheid per troppo”, denunciando quindi l’occupazione israeliana della Striscia.

Anche l’ex centravanti del Real Madrid Karim Benzema, oggi ai sauditi dell’Al-Ittihad, si è schierato sui social per la Palestina: “Tutte le nostre preghiere per gli abitanti di Gaza, ancora una volta vittime di questi ingiusti bombardamenti che non risparmiano né donne né bambini”.

In Germania è finito all’attenzione del Bundestag, il parlamento federale tedesco, il caso del difensore marocchino Noussair Mazraoui, attualmente al Bayern Monaco, che ha postato su Instagram un video in cui una voce dice: “Dio, aiuta i nostri fratelli oppressi in Palestina, affinché ottengano la vittoria. Possa Dio concedere la grazia ai morti, possa Dio guarire i feriti”.

Mazraoui ha condiviso anche post simili di altri giocatori della sua nazionale tra cui Abdelhamid Sabiri, Hakim Ziyech e Zakaria Aboukhlal.

In Premier League Mohamed Salah, notoriamente vicino alla causa palestinese e che ai tempi in cui militava nella squadra svizzera del Basilea si rifiutò di stringere la mano ai rivali israeliani del Maccabi, ha annunciato una donazione alla Mezzaluna Rossa egiziana a sostegno della popolazione della Striscia.

La questione degli schieramenti, sul campo di gioco e sugli spalti, a favore della Palestina o di Israele rischia di sfuggire di mano alla Football Association. Nel campionato inglese in molte squadre militano infatti giocatori arabi o di fede musulmana la cui notorietà è altissima.

Inoltre ci sono curve tradizionalmente schierate a sostegno della causa palestinese, come la mitica Kop del Liverpool, influenzata negli ultimi anni dagli orientamenti politici sia di Salah e dell’ex beniamino Sadio Mané.

Per ora la federazione inglese si è limitata a imporre il divieto di sventolare bandiere pro Israele e pro Palestina durante le partite casalinghe della nazionale dei Tre Leoni. Ma il caso palestinese è ormai entrato per l’ennesima volta in campo.

E tenerlo fuori dal rettangolo di gioco, in Europa così come nei campionati dei paesi nordafricani e mediorientali, sarà praticamente impossibile.     

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