All’indomani del varo della barca a vela finanziata da Fondazione Migrantes, organo della Conferenza episcopale italiana (CEI), benedetta da papa Francesco insieme alla Mare Ionio di Mediterranea, resasi “complice” del salvataggio di 182 persone migranti in tre azioni differenti, arriva da parte del vescovo di Roma l’indiretta risposta alle polemiche: «Respingere i migranti è peccato grave».
Un’affermazione, quella di ieri, pronunciata durante l’udienza generale, che pesa come un macigno e che ha già scatenato gli anatemi di vari rappresentanti della destra del governo che in più occasioni si sono mostrati a baciar rosari durante i comizi. Anatemi che in poco tempo si son trasformati nel classico: “Se li porti in Vaticano i migranti”.
Il papa, non certo nuovo al tema migratorio, ha ricordato le parole che più tornano nei racconti delle persone migranti: mare e deserto, sottolineando l’ampiezza dei due termini, che non è solo letterale, il mare non è solo l’acqua salata, il deserto non è solo sabbia e dune. Tante sono le rotte mortali. L’ultimo dato, diffuso dall’Organizzazione internazionale delle migrazioni (Oim) riguardante solo il Mediterraneo centrale, racconta di 434 morti e 611 dispersi all’inizio del 2024 fino al 24 agosto.
E del Mediterraneo, Francesco ha parlato varie volte, anche ieri: «Il mare nostrum, luogo di comunicazione fra popoli e civiltà, è diventato un cimitero. E la tragedia è che molti, la maggior parte di questi morti, potevano essere salvati». Ed è dopo questa possibilità di salvezza, che si declina nella responsabilità di volerla attuare (eccola la barca a vela che schiera la Cei), che arriva la stoccata.
“Non molesterai il forestiero né lo opprimerai”
«Bisogna dirlo con chiarezza: c’è chi opera sistematicamente e con ogni mezzo per respingere i migranti. E questo, quando è fatto con coscienza e responsabilità, è un peccato grave. Non dimentichiamo ciò che dice la Bibbia: “Non molesterai il forestiero né lo opprimerai”».
Ma i respingimenti non sono la soluzione per far sì che quei mari e deserti non siano mortali, il papa lo dice senza giri di parole: «Non è attraverso leggi più restrittive, non è con la militarizzazione delle frontiere, non è con i respingimenti che otterremo questo risultato. Lo otterremo invece ampliando le vie di accesso sicure e le vie di accesso regolari per i migranti, facilitando il rifugio per chi scappa da guerre, dalle violenze, dalle persecuzioni e dalle tante calamità; lo otterremo favorendo in ogni modo una governance globale delle migrazioni fondata sulla giustizia, sulla fratellanza e sulla solidarietà. E unendo le forze per combattere la tratta di esseri umani, per fermare i criminali trafficanti che senza pietà sfruttano la miseria altrui».