La mia parola è libera. Storie di donne che non hanno mai smesso di combattere - Nigrizia
Libri
Randa Ghazy
La mia parola è libera. Storie di donne che non hanno mai smesso di combattere
Rizzoli, 2023, pp. 202, euro 16,50
26 Settembre 2023
Articolo di Anna Jannello
Tempo di lettura 3 minuti

Un libro che sarebbe bello fosse letto nelle scuole italiane, l’ultimo lavoro di Randa Ghazy La mia parola è libera (Rizzoli) per la passione con cui la giovane autrice, 37 anni, racconta le vite di sei donne che in altrettanti paesi dell’area mediorientale hanno combattuto per opporsi ai gioghi di patriarcato, colonialismo, regimi autoritari.

A Blurandevù, il confronto con i volontari del Festivaletteratura di Mantova, Randa (nata a Saronno da genitori egiziani, vive a Londra dove lavora come giornalista) ha invitato i ragazzi interessati a quanto succede nel mondo ad approfondire a livello personale quanto leggono sui social: «Noi non siamo il soggetto, dobbiamo ascoltare di più, documentarci, capire. Non basta tagliarsi una ciocca di cappelli e mettere il video su Tiktok in solidarietà alle donne iraniane». Lei ha iniziato a informarsi da giovanissima e, appena quindicenne, ha scritto Sognando Palestina (Fabbri), ritratto di un’amicizia tra ragazzi che vivono nei territori occupati di Gaza.

Le protagoniste di La mia parola è libera sono diverse per età, religione, classe sociale ma legate dal filo rosso della lotta per l’uguaglianza, la libertà, un nuovo equilibrio di poteri fra uomini e donne.  “A volte sono state celebrate, altre combattute. Alcune volte le loro vite, per quanto incredibili, sono cadute nel dimenticatoio” scrive nell’introduzione.

Come quella di Doria Shafik, nata nel 1908 quando l’Egitto è sotto il controllo della Corona inglese pur facendo ancora parte dell’impero ottomano. Colta, raffinata, cosmopolita, nel 1945 fonda un giornale che per la prima volta parla alle egiziane in lingua araba, nel febbraio 1951 è alla testa di un corteo di 1.500 donne che manifestano davanti al parlamento per chiedere il diritto di voto. Lo otterranno nel 1956 dal generale Nasser che ha preso il potere e però ha posto vincoli alla libertà di stampa e metterà Doria agli arresti domiciliari.

Vite non facili, quelle descritte da Randa Ghazy, spesso attraversate da incomprensioni e sofferenze. Addirittura dal carcere e dalle torture come nel caso dell’algerina Djamila Bouherid e dell’irachena Haifa Zangana. Djamila cresce in un paese in cui il 95% delle donne è analfabeta e chi può studiare impara la lingua e la cultura dei colonizzatori francesi.

Appena ventenne si unisce al Fronte di liberazione nazionale e nell’aprile 1957 è arrestata, torturata e condannata alla ghigliottina. Ma, grazie al suo avvocato francese, la sua storia provoca reazioni nell’opinione pubblica europea e la pena di morte commutata in carcere a vita. Uscirà nella primavera 1962 dopo la firma degli accordi di Evian che sanciscono l’indipendenza dell’Algeria.

Haifa è a capo del gruppo studentesco e di quello delle donne del partito comunista in una Baghdad moderna ma senza libertà politica. Nell’estate 1972 è catturata dai servizi segreti e portata a Qasr al-Nihaya dove sono torturati i prigionieri politici. Lei è l’unica donna, uscirà dopo una confessione estorta e resterà sei mesi in un carcere per prostitute.

Descrivendo le sue eroine Randa Ghazy documenta con accuratezza il contesto in cui sono vissute: il Libano della dolce vita e della guerra civile nella storia di Georgina Rizk, prima araba a diventare Miss Universo nel 1971, lo Yemen martoriato dalla guerra per cui si batte Tawakkol Karman, premio Nobel per la pace 2011, l’infinito spargimento di sangue fra palestinesi e israeliani che la giornalista di Al Jazeera Shireen Abu Akleh documenta al prezzo della propria vita. Morirà l’11 maggio 2022 a Jenin colpita da una pallottola israeliana.

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