Non c’è stato nessun colpo di scena, anche perché non erano possibili. Senza alcun rivale, e con la benedizione della Fifa, Patrice Motsepe è stato eletto presidente della Caf (l’organo di governo del calcio africano), nel corso della quarantaduesima assemblea generale tenutasi il 12 marzo scorso a Rabat, in Marocco, mettendo fine alla non brillantissima era del malgascio Ahmad Ahmad.
Motsepe era l’unico candidato rimasto in corsa: gli altri, tra cui il senegalese Augustin Senghor, il mauritano Ahmed Yahya e l’ivoriano Jacques Anouma, si sono ritirati all’ultima curva, lasciando campo libero al tycoon sudafricano. Ufficialmente, come dichiarato da Senghor ai microfoni di BBC Afrique, lo hanno fatto per «tutelare il bene superiore dell’unità del calcio africano», ma la realtà sembrerebbe un’altra.
Ai tre sono state garantite altrettante poltrone di rilievo nella nuova amministrazione: Senghor e Yahya sono stati eletti vicepresidenti (dopo la modifica dello Statuto della Caf), mentre Anouma si ritroverà a lavorare a stretto contatto con il presidente nel ruolo di consigliere particolare: «Ho scelto questa soluzione perché voglio mettere la mia esperienza al servizio del calcio africano. Per il bene del mio continente», ha dichiarato l’ivoriano, impegnato in patria a fare i conti con le velleità politiche di un totem universale come Didier Drogba.
Un’operazione cosmetica, benedetta dal presidente della Fifa, Gianni Infantino, che spera di trarne i dividendi alle prossime presidenziali della Fifa, in programma tra due anni, intercettando un ampio consenso nella sempre “pesante” confederazione africana.
Patrice Motsepe, del resto, incarna l’archetipo del frontman perfetto. Personaggio in vista del jetset sudafricano, tycoon con un patrimonio stimato di oltre due miliardi di dollari, Motsepe ha cominciato a costruire il suo impero nella seconda metà degli anni novanta, fondando diverse compagnie minerarie, ancora oggi tra le più note del paese.
Qualche anno dopo, favorito anche da una politica governativa mirata ad abbattere le profonde disuguaglianze sociali lasciate in eredità dal vecchio regime dell’apartheid, è diventato il primo miliardario nero nella storia del Sudafrica. Oggi, secondo la rivista americana Forbes, è il nono uomo più ricco d’Africa, il terzo del Sudafrica.
Molto probabilmente, però, quello che gli ha permesso di ascendere al soglio della Caf è il suo interesse verso il mondo del calcio. Nel 2003, infatti, Motsepe ha rilevato i Mamelodi Sundowns, club storico di Pretoria, portandolo nel giro di poco tempo a primeggiare in patria, ma soprattutto nel continente, con il trionfo in Champions League del 2016 come highest-peak: «Penso che la sua reputazione come uomo d’affari e il fatto di aver acquistato i Mamelodi Sundowns per trasformarli in un gigante del calcio africano abbia giocato un ruolo cruciale nel suo essere identificato come potenziale presidente per la Caf», spiega a Nigrizia Lorenz Kohler, giornalista di Kickoff, una prestigiosa rivista calcistica sudafricana.
Il suo mandato inizierà tra tante controversie, generate in parte dalle modalità della sua elezione e in parte da alcune sue esternazioni del passato (una volta, ad esempio, dichiarò che gli africani amano Donald Trump), ma Lorenz Kohler assicura: «Motsepe è un uomo d’affari di alto livello, in grado di negoziare e mediare accordi che potrebbero essere un toccasana per il futuro finanziario dell’amministrazione, precedentemente corrotta. Molti suggeriscono che la sua mancanza di esperienza nell’amministrazione calcistica abbia avuto un ruolo nel fatto che il presidente della Fifa Gianni Infantino lo abbia scelto come successore di Ahmad, in modo che potesse essere asservito facilmente agli interessi della Fifa e della Uefa, ma queste tesi sono incompatibili con la natura di Motsepe. Il nuovo presidente non sarà un burattino nelle mani degli europei».