Con l’aggravarsi delle tensioni tra Egitto ed Etiopia legate da un lato al tema della Grande diga etiopica della Rinascita (GERD) e dall’altro all’accordo firmato tra Somalia ed Egitto dopo il quale Mogadiscio ha ottenuto dal Cairo armamenti di vario genere, le condizioni già difficili di migliaia di migranti etiopici rifugiati nel paese nordafricano si è fatta sempre più critica.
Già nel giugno del 2023, Al-Ahram, il quotidiano più diffuso in Egitto, aveva riportato che numerosi rifugiati etiopici si erano riuniti davanti all’ufficio dell’UNHCR al Cairo per chiedere protezione da quello che avevano definito un numero crescente di attacchi xenofobi da parte degli egiziani.
Sfruttamento finanziario, molestie, detenzioni arbitrarie e casi di violenza avvengono con la totale impunità di chi li pone in atto. Risiedono oggi in Egitto rifugiati di varie comunità etniche etiopiche tra cui amhara, oromo, tigrini e hadiya, tutti vittime di maltrattamenti.
“Quando siamo venuti a conoscenza dell’incarcerazione di membri della comunità, abbiamo informato l’UNHCR, poiché rientriamo sotto la loro responsabilità – ha dichiarato al periodico Addis Standard uno dei leader etiopici in Egitto, rifugiato dal 2019”.
Abusi vengono peraltro commessi anche contro persone che posseggono la carta d’identità della UNHCR o la carta di registrazione dei richiedenti asilo, e sono pertanto riconosciuti ufficialmente come rifugiati. E in molti sono tuttora in carcere senza la previsione di un processo.
“Dopo la denuncia degli abusi all’UNHCR, i responsabili hanno convocato un incontro con i leader delle varie comunità e si è discusso dei problemi affrontati da molti rifugiati, senza peraltro giungere a soluzioni valide”, ha aggiunto il giovane etiopico.
Un altro rifugiato ha raccontato che suo fratello, arrestato dalla polizia senza vere ragioni durante una retata, ha speso due mesi in carcere prima di essere rilasciato, pur avendo pagato una tangente ai poliziotti.
“In passato, – racconta il leader della comunità – di fronte alle gravi difficoltà in Egitto, cercavamo rifugio in Sudan; tuttavia questa non è più un’opzione praticabile poiché il Sudan è precipitato nella perdurante guerra civile”.
Va ricordato che la tensione diplomatica tra Etiopia ed Egitto si è ulteriormente intensificata in seguito all’annuncio da parte del primo ministro etiopico Abiy Amhed, del positivo completamento della quinta e ultima fase di riempimento del GERD, alla fine di agosto.
Una settimana dopo l’annuncio, l’Egitto aveva presentato una lettera al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, respingendo categoricamente quelle che aveva definito le “politiche unilaterali” dell’Etiopia.
Che aveva replicato respingendo quella che ha definito una “litania di accuse infondate”.
Un ulteriore livello di tensione tra le due nazioni si è verificato all’inizio di settembre, quando l’Egitto ha dotato Mogadiscio di armamenti pesanti come parte di un dispiegamento futuro di forze che potrebbe coinvolgere fino a 10mila soldati egiziani.
L’Etiopia – come menzionato – ha espresso preoccupazione per le azioni dell’Egitto, avvertendo che “non può restare inattiva mentre altri attori stanno adottando misure per destabilizzare la regione”.
I rifugiati etiopici in Egitto si trovano nel mezzo di queste tensioni, che aggravano la loro già difficile condizione.