Migrare, lo diceva già il filosofo romano Seneca, è un’esigenza insita nell’umanità, una prerogativa umana, che nessuna circostanza storica, né tanto meno volontà politica, potrà mai sopprimere. Essere stanziali non ci appartiene, è contro la nostra natura. A raccontarlo sono le 15 storie scelte dal professore di demografia Massimo Livi Bacci, che ci restituiscono un passato e un presente che comprende il mondo occidentale europeo e americano (che per parlare dell’Africa, dice l’autore, occorre un libro a parte).
A determinare i movimenti storici dell’umanità sono motivi differenti, che si ripetono nel tempo come paradigmi dell’andare: spesso è il bisogno di una libertà individuale che manca; oppure la costrizione allo spostamento determinata da volontà altrui; o ancora le catastrofi naturali, la fame, le guerre; o la necessità economica, come racconta la grande emigrazione, oramai dimenticata, che l’Italia visse a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento e che portò milioni di persone ad attraversare l’Atlantico verso le Americhe.
Ma, tra l’essere liberi od obbligati a partire, c’è una gamma di storie che si ritrovano nel libro e che restituiscono la complessità di un fenomeno storico, strutturale e complesso che riguarda il migrare. Una complessità che chiede di prendersi un tempo per analizzarla e conoscerla, per comprenderne le dinamiche che si ripetono e che è necessario conoscere per capire e anche prevedere quel che accade e accadrà. L’oggi ha bisogno di memoria per comprendere.