Con riferimento al comunicato stampa pubblicato in data 21 ottobre 2024 della Conferenza degli Istituti Missionari in Italia (CIMI) la Provincia Italiana dei Missionari Comboniani precisa che:
- Non sarà presente ufficialmente all’incontro del 23 ottobre presso la prefettura di Pescara. Padre Giulio Albanese, a cui è stato chiesto di intervenire, non parlerà a nome della provincia dei missionari comboniani.
- La questione centrale però va oltre i titoli e le parole. Punta dritto al cuore del Piano Mattei e al suo approccio nei confronti dell’Africa, che noi non ci sentiamo di condividere. Sulla carta la strategia del governo vuole rivoluzionare i rapporti con il continente in un’ottica «paritaria, non caritatevole né predatoria». Sempre sulla carta, il Piano Mattei si basa sul motto “Ascoltare, rispettare, costruire insieme”.
Questa frase è meravigliosa, potrebbe ben descrivere lo spirito che anima l’azione missionaria; a noi però, sembra che nel Piano gli si dia ben poco seguito. L’iniziativa italiana è costituita da una galassia di interventi per lo più scollegati fra loro che nel migliore dei casi manca di prospettiva e che nel peggiore dei casi serve solo a fare da stampella ai ben più ampi e ambiziosi progetti di sfruttamento delle risorse naturali e, ancora, dei combustibili fossili. Non a caso, questi progetti sono presenti in otto dei nove paesi pilota dell’iniziativa.
- Le priorità dell’Africa sono altre, e se ci si fosse veramente spesi nel primo punto, quello dell’ascolto, forse si sarebbe capito. Al continente – 55 paesi e più di 1,3 miliardi di persone – serve un sostegno politico nella sua lotta per una riforma dell’architettura finanziaria globale. Solo così si potrà veramente affrontare il dramma del debito, che spinge nella dipendenza e toglie risorse alla sanità, l’istruzione, le infrastrutture; in poche parole allo sviluppo. E poi serve finanza climatica: risorse da spendere per una transizione energetica giusta e per aiutare quei paesi che meno hanno inquinato e che pure si trovano nell’urgenza di attutire i colpi di una crisi che sta colpendo in Africa più che altrove.
- Non da ultimo, vogliamo mettere l’accento sulla centralità della persona, che il nostro governo sembra dimenticare. Il Piano Mattei non va infatti pensato da solo: è complementare al cosiddetto “processo di Roma” e quindi alla strategia italiana sul controllo delle migrazioni. Se le risorse naturali possono varcare il Mediterraneo dall’Africa in direzione Europa, lo stesso non si può dire delle migliaia di persone che perdono la vita ogni giorno lungo lo stesso percorso a causa di frontiere chiuse e provvedimenti che limitano i diritti e la libertà delle persone.
- Come già espresso nel comunicato CIMI, noi siamo sempre pronti a discutere di sviluppo sostenibile in Africa e a fornire il nostro punto di vista, condividendo la nostra esperienza sul campo. Preferiamo farlo però in altre sedi, meno vincolate ai promotori del piano e per questo più inclini a produrre riflessioni libere e costruttive.