Il 28 e 29 dicembre, Costa d’Avorio e Ghana ospitano una due giorni di festival, con alcune tra le più grandi star musicali dell’afropop.
Mentre la capitale ghaneana Accra tiene la 6° edizione del suo Afrochella, la capitale commerciale ivoriana Abidjan risponde con il lancio di Mother Africa.
Orientazione più anglofona per la prima, e più francofona per la seconda, ma richiamo internazionale per entrambe.
Tra gli altri artisti di punta ad Afrochella spicca Burna Boy, il musicista nigeriano più famoso all’estero, consacrato anche dalla recente vittoria di un Grammy Award. Il suo turno sul palco è stato ieri sera. A seguire, tra ieri e oggi, due beniamini del pubblico ghaneano come Shatta Wale e Stonebwoy.
L’altro peso massimo è il congolese Fally Ipupa, star del pop africano subsahariano. Per lui, addirittura concerto il 28 ad Abidjan e il 29 ad Accra.
Il cartellone del Mother Africa è meno roboante, ma di tutto rispetto, soprattutto per una prima edizione. Le luci della ribalta toccano al rapper nigeriano Rema, al suo connazionale e cantante Oxlade (noto per il suo stile vocale in falsetto) e al congolese Innoss’B.
Chiaramente non potevano mancare dei nomi ivoriani di peso. La scelta degli organizzatori è caduta su artisti come DJ Kerozen (ad Abidjan non c’è festa senza un po’ di coupé décalé), e i rappers Didi B e Suspect 95.
La festa continua anche il 30 con dj set.
Un’industria musicale in espansione
Entrambi i festival presentano una miscela di musica urbana contemporanea (poco spazio concesso alle icone musicali del passato) e valorizzazione della cultura creativa regionale.
Elementi che stuzzicano i palati musicali e i portafogli di fette di mercato similari. I prezzi dei biglietti partono da 30 euro per una giornata al Mother Africa. È un costo non da poco, ma che anche le classi popolari tendono a permettersi per eventi simili.
Per assistere ai concerti di Afrochella invece, bisogna preparare almeno 61 euro al giorno. Una cifra abbordabile solo dalla classe media in sù e che conta molto anche sul vasto popolo di returnees, espatriati, membri della diaspora di ritorno per le feste e vacanzieri europei avidi di caldo e musica urban.
Al di là delle considerazioni sulla politica dei prezzi, la presenza in contemporanea di due festival, in due città distanti come Roma da Milano, è l’ennesimo segnale di vitalità (leggi esplosività) dell’industria musicale ‘pop’ nell’africa subsahariana.