Processo Trafigura in Svizzera: passato, presente e futuro dell’Angola
Angola Economia Politica e Società
La multinazionale dei minerali è accusata di corruzione per fatti avvenuti fra il 2009 e il 2011
Processo Trafigura in Svizzera: alla sbarra passato, presente e futuro dell’Angola
La società era parte del grigio sistema Dos Santos e ora gestisce il Corridoio di Lobito, investimento strategico a livello mondiale
02 Dicembre 2024
Articolo di Brando Ricci
Tempo di lettura 7 minuti
Gli uffici di Trafigura a Ginevra

È partito oggi in Svizzera il processo ai danni della multinazionale delle materie prime Trafigura, accusata di aver ottenuto tramite corruzione contratti da oltre 140 milioni di dollari da una società statale dell’Angola. Al procedimento va guardato con attenzione: Trafigura è stata una delle società straniere ad aver beneficiato dell’enorme sistema corruttivo messo in piedi dall’amministrazione dell’ex presidente José Eduardo dos Santos, in parte smantellato dall’attuale presidente João Lourenço e dalla giustizia internazionale.

La multinazionale delle commodites sembra però essere riuscita a passare indenne al (quantomeno nominale) cambio di condotta annunciato dall’attuale capo di stato e anzi, a ritagliarsi un ruolo di primo piano nel futuro economico del paese.

Nel luglio 2023 una joint venture composta anche da Trafigura si è assicurata per 30 anni la gestione della linea ferroviaria del Corridoio di Lobito. Destinata a connettere le miniere della Repubblica democratica del Congo e dello Zambia con la costa angolana dell’Oceano Atlantico – e quindi con i mercati internazionali – l’infrastruttura è il fiore all’occhiello dell’impegno economico di Stati Uniti e G7 in Africa e una pedina fondamentale nello scontro fra titani in corso in Africa e altrove con la Cina.

L’ambizioso progetto è al centro della visita che il presidente Usa uscente Joe Biden sta realizzando in Angola in questi giorni.  Si tratta della prima (e unica, visto che il mandato del capo dello stato finisce fra circa un mese)  missione in Africa di Biden.

Come sempre, è meglio andare per ordine. Si parte dal Tribunale penale federale di Bellinzona, appena dieci chilometri oltre il confine con la Valtellina e con la Lombardia. Nel dicembre 2023 i procuratori elvetici hanno depositato presso la corte un atto di accusa da 150 pagine. I dettagli del documento sono stati resi noti solo alla vigilia dell’inizio del procedimento, appunto fissato per oggi.

Trafigura è accusata di non aver impedito una serie di atti corruttivi avvenuti fra il 2009 e il 2011. Oltre alla società stessa, gli altri imputati sono il suo ex direttore operativo e membro del consiglio di amministrazione Mike Wainwright, un intermediario noto solo come P. o con il singolare soprannome di “Mr. Non Compliant”, “il signor non conforme” e Paulo Gouveia Junior, direttore esecutivo della filiale distributiva della società statale del petrolio angolana Sonangol all’epoca dei fatti.

Piccolo passo indietro: Trafigura, fondata nel 1993, è una società domiciliata a Singapore ma con la sede operativa in Svizzera, uffici in oltre 45 paesi e circa 13mila dipendenti in tutto il mondo. È anche una delle più grandi società del pianeta nel commercio di energia e minerali. L’anno che sta per volgere al termine è stato complesso per Trafigura: fra le altre cose, la società ha dovuto patteggiare e pagare oltre 140 milioni di dollari alla giustizia Usa nell’ambito di un’indagine su corruzione avvenuta in Brasile.

Sempre in Brasile era stato arrestato e poi condannato nel 2018 l’ex dirigente di Trafigura Mariano Ferraz. Le sue dichiarazioni nell’ambito di un patteggiamento per un caso separato da quello già citato che riguarda Trafigura sono stati cruciali per gli sviluppi della questione angolana.

Il caso

La faccenda è complessa. In sintesi, fra il 2009 e il 2011 Gouveia ha ricevuto fondi per circa 5 milioni di dollari (le cifre variano leggermente e a seconda delle fonti) sul conto di una società offshore registrata presso una filiale ginevrina di Crédit Agricole. I soldi sono partiti da due società che sarebbero legate a Trafigura e che sarebbero state fondate rispettivamente dall’appena citato Ferraz e poi dal famoso intermediario noto come P., di cui si sa essere un ex dipendente che ha lavorato per Trafigura fra il 1997 e il 2009. In cambio, Gouveia avrebbe firmato contratti per il noleggio di otto navi e un accordo per la fornitura di carburante marittimo. In tutto, il valore delle concessioni sarebbe stato di oltre 143 milioni di dollari.

Il processo svizzero dovrebbe durare tre settimane, anche se la giustizia elvetica si è riservata la possibilità di estenderlo con due date extra a gennaio. Dal punto di vista economico Trafigura non rischia molto in realtà: una multa da meno di sei milioni di dollari e poi il rimborso delle risorse ottenute in modo non legale. Come fanno notare diverse testate che hanno scritto del caso, si tratta di quote minime dei circa 7 miliardi di dollari che la società ha fatto registrare di profitti solo nel 2023.

La multinazionale ha respinto le accuse, affermando che i suoi controlli anti corruzione erano stati sottoposti a «una revisione esterna ed erano stati giudicati conformi ai requisiti legali e agli standard internazionali di buona pratica dell’epoca». Anche Wainwright, la cui firma comparirebbe su diverse delle transazioni incriminate, rifiuta ogni coinvolgimento.

Eppure il suo ruolo nella questione è centrale. È la prima volta che un dirigente di così alto rango di una società di commodities finisce alla sbarra, infatti. Stando a quanto riportato nell’atto di accusa giunto ai magistrati di Bellinzona poi, le indagini hanno anche ipotizzato una buona dose di responsabilità per Claude Dauphin, addirittura uno dei fondatori e delle figure chiave di Trafigura. L’ex alto dirigente è morto però nel 2015. Anche la famiglia di Dauphin ha più volte rigettato qualsiasi ipotesi di coinvolgimento del fondatore, anche accusando Trafigura di usarlo ormai come capro espiatorio. 

Luanda Leaks

Il caso però assume una rilevanza particolare se messo in una prospettiva diacronica che attraversa gli ultimi trent’anni di storia angolana, e che si proietta nel futuro. Come ricostruito in un lungo reportage dalla storica ong svizzera Public Eye, Trafigura ha avuto un ruolo di primo piano nel sistema di corruzione che ha segnato la presidenza Dos Santos, rimasto al potere fra il 1992 e il 2017 e deceduto nel 2022.

La multinazionale di cui si scrive era talmente tanto integrata nel meccanismo da aver ottenuto una serie di importanti contratti petroliferi grazie a una joint venture creata insieme al generale Leopoldino Fragoso do Nascimento detto Dino. Si parla di un tassello fondamentale di quel gigantesco sistema di spartizione dei fondi statali che vedeva come protagonista la figlia dell’ex presidente, Isabel dos Santos.

L’imprenditrice è passata dall’essere la donna più ricca d’Africa a adesso protagonista di inchieste giornalistiche internazionali e procedimenti giudiziari in diversi paesi del mondo, con tanto di asset congelati un po’ ovunque. A differenza di Dos Santos però, Dino nonché il suo sodale generale Kopelika, altro personaggio chiave dell’era Dos Santos, non sono neanche dovuti fuggire dall’Angola.

I binari della corruzione 

Nonostante un passato così tanto ingombrante, nel luglio 2023 la joint venture Lobito Atlantic Railway (LAR) ha ottenuto la concessione per il corridoio di Lobito, 1.700 chilometri di ferrovie per facilitare l’export di minerali dalla Rd Congo e lo Zambia e per dare una spallata alla Cina nel dominio della catene di approvvigionamento dei minerali critici. LAR è composto appunto da Trafigura insieme alla società belga Vecturis e alla compagnia portoghese Mota-Engil.

La multinazionale di cui si scrive ha iniziato a investire nel corridoio ferroviario – le cui origini risalgono all’inizio del ‘900 – fin dal 2010, ancora nel pieno di quell’opaco sistema di potere e corruzione appena descritto. Eppure il suo ruolo sarà fondamentale ancora oggi.

Un dato di fatto che stride ancora di più se se pensa che il presidente Lourenço abbia fatto della lotta alla corruzione un caposaldo della sua amministrazione, entrando presto in rotta di collisione con il clan Dos Santos. Sempre considerando che tanto l’attuale capo di stato come il suo ingombrante predecessore formano parte del Movimento Popolare di Liberazione dell’Angola (MPLA) che governa il paese dall’indipendenza, strappata al Portogallo dopo oltre un decennio di guerra di liberazione nel 1975. 

Trafigura come detto, ha avuto anche problemi con la giustizia statunitense. Non sufficienti da far diffidare Washington però, che nel progetto ha impegnato già quattro miliardi di dollari e di cui è il primo sostenitore nell’ambito del Partnership for Global Infrastructure and Investment (PGII), a cui partecipa attivamente anche l’Unione europea, e la Banca africa di sviluppo (AFDB).

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