Profumo di banche armate - Nigrizia
Banche armate
Conflitti e Terrorismo
Profumo di banche armate
Promesse e fatti
24 Settembre 2010
Campagna a cura di
Tempo di lettura 2 minuti

Promesse e fatti
Un lettore di Nigrizia indirizza una lettera aperta ad Alessandro Profumo, fino a ieri ai vertici di Unicredit Group. Soffermandosi sulla sua liquidazione e anche su una promessa, fatta nel 2001, sull’uscita del gruppo Unicredit dal business dei finanziamenti a sostegno dell’industria militare. E intanto il governo ha approvato un disegno di legge di modifica della legge 185 del 1990.

Scrive Luca Salvi: «Quaranta milioni di euro. È questa la cifra che il gruppo Unicredit verserà all’ex amministratore delegato Alessandro Profumo come buonuscita (direi ottima!). Di tutto questo denaro, su richiesta delle stesso banchiere, due milioni saranno devoluti in beneficenza.

 

A parte che il bene si dovrebbe fare in silenzio e senza annunci, due milioni di euro sono solo il 5% di questa enorme somma, dott. Profumo, faccia un gesto nobile, devolva l’intera cifra in beneficenza e non solo le briciole. Non morirà certamente di fame e allora davvero il suo gesto avrà un valore.

 

Le faccio comunque tanti auguri di godersi la sua dorata pensione. Inoltre spero tanto che il suo successore mantenga finalmente la promessa da lei fatta nel 2001 alla rivista Nigrizia e mai mantenuta: far uscire Unicredit dalla lista delle cosiddette banche armate».

 

E a proposito di banche armate e della legge 185 del 1990 che disciplina l’arroventata materia del commercio armiero italiano, c’è da segnalare una novità importante. Il governo ha annunciato sul proprio sito di aver approvato il 17 settembre scorso, in Consiglio dei ministri «un disegno di legge che sviluppa e riordina la materia del controllo sull’esportazione e sul trasferimento dei prodotti per la difesa, salvaguardando rigorosamente i principi della normativa in vigore (legge n. 185 del 1990) ed introducendo semplificazioni normative e procedurali tali da rendere le norme più consone alle mutate esigenze del comparto per la difesa e la sicurezza, sia istituzionale che industriale».

 

Il comunicato di Palazzo Chigi non entra nel merito delle modifiche apportate. Ma è evidente da tempo la volontà dell’esecutivo Berlusconi di mettere mano a quella legge che infastidisce, con le sue regole e vincoli, non solo i grandi esportatori italiani di armamenti, ma soprattutto gli istituti di credito sui quali si appoggiano i colossi italiani del settore.

 

Nigrizia in più di un’occasione aveva segnalato e scritto di questa volontà governativa.

 

Ci siamo tanti armati

 

Fuoco sulla 185 (a pag 44 del dossier Parrocchie disarmate)

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