Parte da Umberto Zanotti Bianco, Fofi. È a questo archeologo antifascista che fa risalire il concetto moderno di assistenza sociale. Di pagina in pagina scorrono nomi ed esperienze di donne e uomini che hanno costruito la storia del sociale in Italia. L’autore li ripercorre tra aneddoti, scritti e ricordi personali, restituendo un passato che, come scriveva la maestra socialista Margherita Zoebell nel secondo dopoguerra, deve diventare azione, futuro. Perché è questo il miglior modo per ricordare figure di persone, laiche e religiose.
Goffredo Fofi narra una determinazione che abita chi vuole ricostruire il paese partendo da idee differenti: urbanistiche, che sognano quartieri con case popolari e operaie; culturali, che spaziano dall’alfabetizzazione all’educazione con il movimento di cooperazione educativa; di crescita comunitaria come i centri ecumenici tipo l’Agape, dove i campi estivi diventano humus per quel che oggi conosciamo come servizio civile internazionale.
I capitoli più corposi l’autore li dedica a due figure diventate mitiche: Danilo Dolci e Adriano Olivetti. Il primo per lo sciopero al contrario e la non violenza come metodo di rivendicazione sociale; il secondo con un’idea nuova di fabbrica, da cui gli operai escono la sera con i libri sottobraccio presi dalla biblioteca. Una ricchezza italiana troppo spesso dimenticata, un anelito di costruzione che doveva essere, come recita il titolo della prefazione di Giuseppe De Rita, “dappertutto e dal basso”, perché solo così può essere il cuore del diritto sociale di un paese.