Aumentano di anno in anno i minori non accompagnati che arrivano in Italia. Ieri, a scattare la foto di una presenza sempre più numerosa è stato il rapporto Anci-Cittalia, titolato Il sistema di accoglienza e integrazione e i minori stranieri non accompagnati.
Non è un caso che a farlo sia l’Anci, Associazione nazionale comuni italiani: fino al 2018 erano infatti questi enti a doversi far carico, in solitudine, di questa presenza. Poi sono arrivati gli Sprar, nel 2014, e quindi una gestione nazionale che comunque vede sempre impegnati in prima linea i comuni. Di fatto sono ancora loro a far la differenza.
Gli ultimi numeri diffusi dal governo e aggiornati a febbraio parlano di 19.442 minori sul nostro territorio, per l’85,2% maschi, provenienti in gran parte dall’Ucraìna e dall’Egitto. E in maggioranza accolti dal sistema di accoglienza e integrazione Sai, che, per l’appunto, è gestito dai comuni che vedono le presenze aumentare di giorno in giorno (al 3 maggio, il cruscotto ministeriale dell’interno conta 4.376 minori non accompagnati arrivati via mare in Italia, lo scorso anno erano 14.044).
Il rapporto Anci, tra dati e tabelle, mostra come il numero dei minori ospitati dai Sai sia aumentato di quasi dieci volte nell’ultimo triennio, fino ad arrivare a 12mila del 2022 sui quasi 20mila totali. Complice anche la guerra in Ucraìna da dove sono arrivati tanti bambini e bambine, ragazzi e ragazzi. A oggi 4.754, oltre il 60% concentrato in Lombardia, Emilia Romagna, Lazio e Veneto.
L’età media dei minori non accompagnati accolti nel Sai nel 2021 era di 17 anni e oltre la metà (il 53,7%) aveva raggiunto la maggiore età nel corso dell’anno. Tra questi, le bambine e ragazze rappresentavano appena il 3,7%, ma detenevano, secondo il rapporto, il maggior carico di fragilità. Basti pensare che il 28% era stata vittima di tratta e il 5,4% è arrivata che era già incinta.
Dopo l’Ucraina le provenienze più numerose sono Bangladesh (23,4%), Tunisia (12,5%), Egitto (10,9%), Albania (9,7%), Somalia (5,4%), Pakistan e Guinea (5,3%), Costa d’Avorio (4,6%). La maggior parte, il 61,4%, dei minori arriva via mare.
Per molti di loro, soprattutto quelli che arrivano prossimi alla maggiore età, vi è il problema della conversione del permesso di soggiorno da minorenne a maggiorenne e dell’accompagnamento comunque in un percorso.
A oggi il sistema di accoglienza dedicato ai minori è in affanno, a mostrarlo è stata anche la protesta dei minori bloccati a Lampedusa per la difficoltà di inserirli in strutture di accoglienza.
Di fatto, come ha sottolineato Carla Garlatti, Garante per l’infanzia e l’adolescenza, ci si trova davanti comunque “i vulnerabili tra i vulnerabili” e anche se prossimi ai 18, sono comunque minori che hanno necessità di percorsi ad hoc.