Il soggetto è sensibile: si tratta di Salomon Idi Kalonda, braccio destro di Moise Katumbi, politico di lungo corso nella Rd Congo, già governatore dal 2007 al 2015 della provincia del Katanga e candidato alle presidenziali che si terranno il 20 dicembre prossimo.
Le accuse sono pensanti: collusione con i ribelli del gruppo M23 che imperversa nelle regioni orientali e che è spalleggiato dall’esercito rwandese.
L’arresto è a orologeria: cade in fatti nel pieno della campagna elettorale che ha tra i temi più scottanti quello della pacificazione delle province dell’Ituri, Nord Kivu e Sud Kivu; tema sul quale si sta spendendo il presidente uscente (e ricandidato) Félix Tshisekedi che accusa apertamente il Rwanda di Paul Kagame di fomentare l’instabilità in quelle province.
In attesa di capire come si muoverà la magistratura, va rilevato che il fermo di Idi Kalonda, lo scorso 30 maggio all’aeroporto di N’Djili (Kinshasa), è stato eseguito dai servizi di sicurezza militari. Suscitando l’indignazione di Katumbi.
Il cui portavoce, il tenente colonnello Patrick Kangoli Ngoli, afferma che Idi Kalonda aveva contatti diretti con Jean Marie Runiga, ritenuto il capo politico di M23, con numerosi generali rwandesi e con Vincebt Karega, ex ambasciatore del Rwanda in Rd Congo, espulso lo scorso ottobre dopo che si erano acuite le tensioni tra Kinshasa e Kigali.
I servizi di sicurezza sostengono anche di aver costatato che prima di essere diffusi «tutti i comunicati stilati dal partito di Katumbi, Insieme per la Repubblica, venivano vagliati dal generale Nzambamwita, capo dei servizi di sicurezza civile del Rwanda.
Se queste accuse fossero confermate, significherebbe – ma si tratta di un’ipotesi assai remota – che il partito di Katumbi è in missione per conto di Kagame. (RZ)