Lo scorso 8 aprile la Repubblica democratica del Congo si è formalmente unita alla Comunità economica dell’Africa orientale (Eac), organismo che riunisce Burundi, Kenya, Rwanda, Sud Sudan, Tanzania e Uganda, e che ora conta circa 300 milioni di persone e un prodotto interno lordo di circa 250 miliardi di dollari. Con l’annessione della Rd Congo, che ha una vasta ricchezza mineraria, inclusi diamanti, oro, rame, cobalto e coltan, si apre così un corridoio commerciale dall’Oceano Indiano all’Oceano Atlantico.
Kinshasa, che ha presentato domanda di adesione nel 2019, conta su questa integrazione per ottenere accesso a migliori accordi commerciali nella regione e alla libera circolazione delle persone all’interno della comunità. Con questo accordo, ha affermato il presidente Felix Tshisekedi, «il popolo congolese non vuole solo godere dei benefici del commercio intracomunitario, ma aspira prima di tutto a mantenere relazioni basate sulla pace e sulla sicurezza per tutti». Il paese ha ora tempo fino al prossimo 29 settembre per intraprendere processi interni di ratifica.
Resta aperta l’incognita rappresentata dalla crescente instabilità nell’est del paese – principale riserva di minerali preziosi che confina con ben cinque stati che fanno parte dell’organismo regionale – dove si conta la presenza attiva di oltre un centinaio di gruppi armati e dove il prolungato intervento dell’esercito congolese, affiancato da quelli di Uganda e Rwanda, non ha per il momento sortito effetti positivi.