L’istruzione è definita come uno degli elementi trainanti della crescita dei paesi in via di sviluppo. Ma è garantita a tutti?
Ciò che accade in Rd Congo (come purtroppo in molti altri paesi africani, soprattutto dell’area saheliana) racconta una storia diversa.
In un nuovo rapporto di Unicef, il fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia, i conflitti che stanno martoriando l’area orientale di quell’immenso paese stanno avendo un «impatto devastante» sull’istruzione dei bambini. Almeno 2.100 scuole hanno dovuto chiudere dal gennaio 2022 ad oggi.
«L’istruzione di circa 750mila bambini è stata interrotta nel Nord Kivu e nell’Ituri», le due province di questa regione più colpite dalla violenza armata in corso da quasi 30 anni, ha dichiarato Stephane Dujarric, portavoce del Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres.
Dujarric ha ricordato che «la portata della crisi significa che la maggior parte dei bambini che vivono nei campi di sfollamento non sono in grado di avere alcun servizio educativo. Solo una piccola parte di loro è in grado di accedere ad alcuni spazi a misura di bambino sostenuti da Unicef o a centri di apprendimento temporanei».
La struttura dell’Onu sta sostenendo la costruzione di spazi temporanei per l’apprendimento e fornisce materiale scolastico agli studenti, oltre a formare gli insegnanti su argomenti rilevanti, tra cui il supporto psicosociale, ha detto il portavoce.
L’insicurezza è stata particolarmente dannosa per i quasi 240mila bambini sfollati di recente, che vivono nei vasti campi intorno a Goma, capoluogo della provincia del Nord Kivu.
«La violenza dei gruppi armati non solo ha ucciso 700 civili dallo scorso dicembre, ma ha costretto migliaia di famiglie a lasciare le loro case in cerca di sicurezza, impedendo ai loro figli di frequentare la scuola», si legge nel rapporto. Secondo il quale, 119 scuole sono state attaccate, occupate o temporaneamente utilizzate dai gruppi armati. Quasi 1.700 istituti hanno chiuso a causa della persistente insicurezza, soprattutto perché si trovano in aree controllate da gruppi armati.
E quasi 300 scuole non hanno potuto funzionare perché utilizzate come rifugio per gli sfollati a causa del conflitto.
Oltre ai ricorrenti abusi da parte di gruppi armati, il Nord Kivu è stato colpito dalla fine del 2021 dalla recrudescenza della ribellione M23 (“Movimento 23 marzo”) che ha conquistato ampie fasce di territorio nella provincia, provocando lo sfollamento di centinaia di migliaia di persone.
Nella vicina provincia di Ituri, i civili subiscono attacchi regolari orchestrati dai ribelli delle Forze democratiche Alleate dell’Uganda (Adf), dalla Cooperativa per lo sviluppo del Congo (Codeco) e da altre milizie.
Più in generale, secondo le Nazioni Unite, l’area orientale del paese rimane instabile e 5,8 milioni di persone sono sfollate all’interno del paese a causa dell’insicurezza alimentare.