Jean-Jacques Purusi Sadiki, governatore della provincia del Sud Kivu nella Repubblica democratica del Congo, ha sospeso tutte le attività minerarie nella regione afflitta dalla violenza dei gruppi armati e ha ordinato alle aziende e agli operatori di abbandonare i siti minerari.
Attività sospese fino a nuovo avviso a causa «dei disordini causati dagli operatori minerari», ha affermato il governatore, senza fornire ulteriori dettagli.
Necessaria la tracciabilità della produzione mineraria
Nella dichiarazione si afferma che l’obiettivo della decisione era di «ripristinare l’ordine nell’attività mineraria in tutta la provincia e di preservare non solo le vite umane, ma anche la tracciabilità della produzione mineraria in questi siti».
Le autorità locali hanno dato 72 ore a «tutte le compagnie minerarie, le imprese e le cooperative per abbandonare i siti e i luoghi di sfruttamento», si legge nella nota.
Difficile valutare se la decisione del governatore ha trovato attuazione, poiché alcune aree minerarie sono sotto il controllo o l’influenza di gruppi armati. È stato anche difficile valutare immediatamente l’impatto di questa decisione a livello economico. Migliaia di residenti di questa provincia ricca di oro e coltan dipendono direttamente o indirettamente dall’attività mineraria.
Molte aziende cinesi estraggono oro e altri minerali nel Kivu meridionale. Negli ultimi mesi, mentre l’esercito combatteva le milizie, la situazione della sicurezza è peggiorata.
120 gruppi armati
Gli attacchi alle cave e alle cooperative minerarie sono frequenti, poiché oltre 120 gruppi armati competono per la terra e le risorse nel Congo orientale. All’inizio di questo mese, un attacco della milizia a una miniera d’oro nella provincia di Ituri, nell’Rd Congo nordorientale, ha ucciso sei minatori cinesi e due soldati congolesi.
Già nell’agosto 22021, il predecessore di Purusi Sadiki, tentò di portare un po’ di sicurezza nell’area sospendendo le attività minerarie.
Ma a seguito di pressioni politiche, la misura è stata successivamente revocata. Fu istituita una commissione parlamentare d’inchiesta, ma le sue conclusioni non sono mai state pubblicate.
Riformulare contratto con i cinesi
All’epoca, il governo dichiarò di stare lavorando per ottenere condizioni migliori su un contratto minerario da 6,2 miliardi di dollari con la Cina. Contratto che non era stato sufficientemente redditizio per il paese da quando l’accordo è stato firmato, nel 2008.
L’opacità dello sfruttamento e della vendita dell’oro congolese viene regolarmente denunciata. Nei suoi molteplici rapporti, un gruppo di esperti delle Nazioni Unite ha affermato che «i volumi di oro di contrabbando [sono] significativamente più alti di quelli commercializzati legalmente».