L’Organizzazione internazionale della francofonia (Oif) ha fatto sapere che non eserciterà il ruolo di controllore del processo elettorale nella Rd Congo (Repubblica democratica del Congo), paese dell’Africa centrale chiamato alle elezioni generali il 20 dicembre.
Secondo l’Oif, cinque giorni sono pochi per esercitare con cognizione di causa questo compito. La Commissione elettorale nazionale indipendente (Ceni) ha infatti stabilito che la valutazione dei diversi aspetti del dossier elettorale deve tenersi tra il 15 e il 20 maggio. Un’operazione che per la Ceni ha i caratteri della «trasparenza».
Nel processo elettorale del 2018, l’Oif aveva rilevato che le impronte digitali del 16% degli elettori non erano state registrate. E gli esiti di quel voto che ha portato alla presidenza Félix Tshisekedi vennero contestati dal candidato Martin Fayulu, dalla società civile e dalla Conferenza episcopale.
Non a caso il portavoce della Conferenza episcopale, mons. Donatien N’sholé, ha reagito così: «Se l’Oif considera che cinque giorni non siano sufficienti, dovrebbe essere presa sul serio e sarebbe opportuno prolungare il tempo a disposizione».
Il governo non ha ancora espresso una posizione ufficiale. Ma la scelta della Ceni, diretta da Denis Kadima vicino al presidente Thisekedi, di “mettere fretta” all’Oif potrebbe essere legata al fatto che alla testa dell’Oif c’è la rwandese Louise Mushikiwabo.
E le tensioni tra Kinshasa e Kigali, in relazione soprattutto all’instabilità del nordest dell’Rd Congo, non danno segno di potersi attenuare nel breve periodo.