Il timore è che si ripetano i brogli e le opacità che hanno segnato la campagna elettorale sfociata nel voto del dicembre 2018.

Per questo 6 candidati alla presidenza della Repubblica democratica del Congo hanno chiesto alla Commissione elettorale nazionale indipendente (Ceni) che le liste elettorali siano pubblicate in ogni sede dove si voterà il 20 dicembre (presidenziali, politiche e comunali).

Hanno chiesto anche che ci sia una maggiore concertazione tra la Ceni e tutti i candidati perché «la sfiducia è il più grande nemico del processo elettorale».

Tre candidati di primo piano – Moise Katumbi, già governatore della provincia del Katanga, Martin Fayulu, che alle precedenti elezioni era stato il candidato anche di larghi settori della società civile, e Denis Mukwege, il ginecologo, premio Nobel per la pace, che si è candidato all’ultimo – e tre comprimari – Josée-Marie Ifok, la sola donna tra le 24 candidature, Franck Diongo e Seth Kikuni – sono preoccupati perché consapevoli che la Ceni è presieduta da Denis Kadima Kazadi.

Kazadi è considerato troppo vicino al presidente uscente e ricandidato Félix Tshisekedi: a sostenerlo non sono solamente i partiti e le coalizioni dell’opposizione, ma anche le Chiese cattolica e protestante.

Il clima si sta surriscaldando. Tanto che i 6 candidati alla presidenza si sono rivolti alla cittadinanza invitandola ad essere vigile e a formare una “guardia cittadina” che presidi le sedi di voto durante lo spoglio delle schede.

La Ceni, per parte sua, assicura che il processo elettorale prosegue senza intoppi e che la concertazione con i candidati è prevista. Nessun riferimento, finora, a come potranno essere organizzate le elezioni nelle province del nordest Nord Kivu, Sud Kivu e Ituri, terreno di scontro tra gruppi armati e esercito, spalleggiato da truppe di numerosi paesi africani.