È accaduto ciò che era largamente prevedibile. Il voto presidenziale a turno unico, che si è tenuto il 20 e 21 dicembre, ha riconfermato al vertice della Repubblica democratica del Congo il presidente uscente Félix Tshisekedi. I risultati del voto per il rinnovo del parlamento, dei deputati delle 26 province e delle municipalità si conosceranno nei prossimi giorni.
I dati provvisori diffusi dalla Commissione elettorale nazionale indipendente (Ceni) dicono innanzitutto che grosso degli elettori congolesi, il 57% dei 42 milioni di aventi diritto, non si è presentato alle urne o non è stato messo nelle condizioni di esprimere il proprio voto.
Molti osservatori hanno denunciato una disorganizzazione diffusa. La conferenza episcopale congolese ha parlato di «caos organizzato». I maggiori oppositori di Tshisekedi, che non sono risusciti ad esprimere un candidato unitario, hanno affermato di non riconoscere la validità del voto perché viziato da brogli.
Ma i risultati della Ceni, che dovranno essere ratificati dalla Corte costituzionale, sono impietosi. Tshisekedi ha ottenuto il 73% dei consensi. Dietro di lui, ma a grande distanza, si è piazzato l’uomo d’affari ed ex governatore del Katanga, Moise Katumbi, con il 18%. Martin Fayulu, già candidato alle presidenziali del 2018 (anche quelle attraversate da brogli massici) si è fermato al 5,3%. Seguono l’ex primo ministro Adolphe Muzito (1,12%) e il premio Nobel per la pace Denis Mukwege che non è arrivato all’1%.
Al netto dei brogli, della palese impossibilità per molti congolesi di votare e della troppa vicinanza della Ceni e della Corte costituzionale a Félix Tshisekedi, anche questa volta il cambiamento è rimandato. Anche se Tshisekedi ha governato in maniera mediocre, non ha dato risposte credibili al conflitto nel nordest e si può ipotizzare che continuerà su questa per altri cinque anni.
Il fatto è che buona parte dei congolesi deve cercare di sopravvivere giorno dopo giorno, è sfiduciata e ha perso il contatto con il significato stesso della parola “cittadinanza”. Chiunque sia intenzionato a costruire una opposizione effettiva a Tshisekedi e a ripensare un’alternativa deve ripartire da qui. (rz)