RDC: condannati a morte i leader dell’AFC e dell’M23 - Nigrizia
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Si è chiuso il processo contro i membri dell'Alliance Fleuve Congo
RDC: condannati a morte i leader dell’AFC e dell’M23
Corneille Nangaa e altri 25 membri dell’alleanza nata per rovesciare il presidente Tshisekedi, tra cui i vertici della milizia filo-rwandese M23, sono considerati responsabili di crimini di guerra, tradimento e partecipazione a un movimento insurrezionale
09 Agosto 2024
Articolo di Redazione
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Il leader dell'Alliance Fleuve Congo Corneille Nangaa

Pena di morte. È la sentenza emessa ieri da un tribunale militare di Kinshasa-Gombe nei confronti del leader del gruppo politico-militare Alliance Fleuve Congo (AFC) Corneille Nangaa, l’ex presidente della Commissione elettorale della Rd Congo (CENI), e di altre 25 persone.

Tra queste anche i leader dell’M23 – milizia filo-rwandese attiva nell’est del paese, associata alla piattaforma AFC – Sultani Makenga e Bertrand Bisimwa, e i loro portavoce Willy Ngoma e Lawrence Kanyuka.

Una sentenza, emessa per quasi tutti in contumacia, visto che solo 5 degli accusati sono agli arresti, dopo due settimane di dibattimento.

I giudici hanno accusato i processati di tradimento, partecipazione a un movimento insurrezionale e crimini di guerra, ritenendoli responsabili di stupri, massacri, arruolamento di minori, lesioni intenzionali e omicidio, commessi dall’M23 nella provincia del Nord Kivu da novembre 2021.

Lo scorso dicembre a Nairobi Nangaa aveva formato l’AFC dichiarando l’intenzione di rovesciare il governo del presidente Felix Tshisekedi, che aveva risposto avvertendo che avrebbe inflitto la pena di morte a chiunque avesse preso parte alle attività dell’Alleanza.

Kinshasa aveva quindi chiesto al Kenya di arrestare i membri del gruppo, ma Nairobi si era rifiutata, sostenendo la legittimità del diritto ad esprimere opinioni politiche. La cosa ha creato tensioni nei rapporti tra i due paesi, che fanno parte della Comunità dell’Africa orientale (EAC), assieme, tra gli altri, al Rwanda.

Kigali è da tempo sotto accusa per il suo sostegno militare all’M23, evidenza sempre negata dal presidente Paul Kagame, ma documentata dalle Nazioni Unite e da gruppi di ricerca indipendenti.

La condanna a morte di Nangaa e compagni rappresenta dunque un chiaro monito anche per il Rwanda, il cui esercito è dispiegato con migliaia di uomini in Nord Kivu, dove estrae illegalmente minerali preziosi.

Lo ha detto chiaramente il ministro della Giustizia congolese Constant Mutamba, commentando la sentenza: «Questo è un giorno storico per tutte le vittime della guerra nel nostro paese. È un processo educativo contro tutti i congolesi che hanno deciso di tradire il paese e servire interessi stranieri, in questo caso il Rwanda».

Sul leader dell’AFC e sui suoi membri sono piombate anche le sanzioni degli Stati Uniti e dell’Unione Europea.

Washington – che aveva già imposto restrizioni a Nangaa nel 2019 per aver minacciato le istituzioni democratiche del paese quando era alla guida della CENI – lo accusa ora, insieme all’Alleanza, di «voler rovesciare il governo della Rd Congo» e di «alimentare l’instabilità politica, i conflitti violenti e lo sfollamento della popolazione».

Simili le accuse di Bruxelles che oltre al leader politico e al suo gruppo ha sanzionato anche esponenti dell’M23 e un membro dell’esercito rwandese, per un totale di nove individui e un ente.

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