L'entrata a gamba tesa della Libia sulla Nigeria imbarazza la CAF
Libia Nigeria Sport
Le Super Eagles rifiutano di giocare la gara di ritorno delle qualificazioni alla Coppa d'Africa per l’accoglienza “disumana” ricevuta dai libici
Le reciproche entrate a gamba tesa di Libia e Nigeria imbarazzano la CAF
Dopo le vicende a sfondo politico che hanno contrapposto platealmente Marocco e Algeria, il calcio africano segna un nuovo autogol, proprio nel momento storico della sua massima visibilità internazionale
17 Ottobre 2024
Articolo di Vincenzo Lacerenza
Tempo di lettura 6 minuti

Alla fine, dopo un’infinita battaglia a colpi di post social e comunicati ufficiali, la partita tra Libia e Nigeria, valida per le qualificazioni alla prossima Coppa d’Africa, è ufficialmente stata rinviata, nonostante i vani tentativi della CAF di provare a mediare tra le parti.

Il brutto pasticciaccio, che ha scosso tutto il mondo del calcio africano, arrivando ad avere una vasta eco anche a livello planetario, è nato dall’accoglienza definita “disumana” riservata dalla federazione libica alle Super Eagles.

Inizialmente, il volo della nazionale nigeriana sarebbe dovuto atterrare all’aeroporto di Bengasi, ma improvvisamente, e senza particolari spiegazioni, è stato dirottato ad Al Abraq, un minuscolo centro, nel distretto di Derna, a circa 200 km di distanza dalla capitale della Cirenaica, dove le Super Eagles sono rimaste intrappolate per oltre 12 ore, venendo abbandonate al proprio destino in condizioni a dir poco precarie, senza linea telefonica, cibo e bevande, con i giocatori costretti a dormire sull’aereo.

Nonostante la parte specifica del regolamento della CAF sui mezzi di trasporto preveda esplicitamente che, per le squadre in trasferta, vengano messi a disposizione un autobus e un’auto per gli spostamenti, dal momento del loro arrivo a quello della loro partenza, ad attendere la Nigeria non c’era nessuno.

Solo dopo la tempesta scatenata dalle lamentele nigeriane sui social, come documentato in un post dal bomber Victor Boniface, all’aeroporto di Al Abraq è comparso un piccolo e scalcagnato furgoncino, ma la nazionale nigeriana si è categoricamente rifiutata di salire a bordo per ragioni di sicurezza.

Reazioni nigeriane

Il capitano William Troost-Ekong, che gioca in Arabia Saudita con la maglia dell’Al-Kholood, ha usato parole durissime, denunciando l’episodio sui social media: “Hanno chiuso i cancelli dell’aeroporto e ci hanno lasciato senza linea telefonica, cibo o bevande. È uno stratagemma psicologico, ma noi abbiamo deciso di non sottostare a questo gioco”, ha scritto su X, puntando il dito contro la federazione libica.

“Mai visto niente di simile. È un qualcosa di incredibilmente vergognoso. Persino il pilota tunisino, che fortunatamente è riuscito a gestire il cambio dell’ultimo minuto in un aeroporto non adatto all’atterraggio del nostro aereo, non aveva mai visto niente del genere prima”, ha aggiunto. 

Victor Osimhen, che non ha fatto parte della spedizione a causa di un infortunio, gli ha fatto eco: “Questo non è semplicemente un ritardo, ma una tattica precisa della Libia per trarre un vantaggio morale e psicologico in vista della partita. Ci stanno trattando come ostaggi”, ha scritto in una storia l’ex stella del Napoli, ora in prestito al Galatasaray.

Al coro, naturalmente, si sono unite anche voci della politica nigeriana. Il ministro dello Sviluppo Sportivo, John Owan Enoh, è stato tra i primi a condannare l’accaduto: “Abbiamo ricevuto un trattamento odioso”, ha dichiarato, promettendo di attivarsi nel coinvolgere tutte le autorità necessarie al fine di risolvere la situazione.

Molti hanno sospettato che quanto accaduto in Libia possa trattarsi di una sorta di ritorsione dei Cavalieri del Mediterraneo per quanto successo prima della gara d’andata. Dopo quella partita, giocata venerdì 11 ottobre e vinta 1-0 dalla Nigeria grazie ad un gol del laziale Dele-Bashiru, infatti, i libici si erano lamentati dell’accoglienza ricevuta in Nigeria, giudicata non propriamente all’altezza.

Secondo quanto riportato da Libyan Observer, infatti, la Libia avrebbe atteso per oltre tre ore il trasporto da Port Harcourt a Uyo, teatro delle gare casalinghe della nazionale nigeriana. Secondo altri opinion leader, invece, i motivi affonderebbero le radici più in profondità e sarebbero un riflesso diretto delle tensioni all’interno della CAF tra le federazioni nordafricane e quelle dell’Africa subsahariana.

In ogni caso, comunque, la federazione libica ha subito rispedito al mittente ogni capo d’accusa, comprese le ipotesi di sabotaggio e mancato fair play, annunciando anche iniziative legali a tutela della propria immagine.

Intanto la CAF, il governo del calcio africano, ha annunciato di aver aperto un’indagine su questa vicenda, anche se per conoscerne gli esiti – necessari per disegnare la morfologia di un girone, quello D, fino a questo punto dominato dalla Nigeria e con la Libia a recitare il ruolo di fanalino di coda – verosimilmente passeranno settimane, se non mesi.

I precedenti di Marocco e Algeria

Non è comunque la prima volta che episodi simili funestano l’universo del calcio africano. Nel 2023, ad esempio, la CAF si è ritrovata a svolgere il ruolo di arbitro nel braccio di ferro tra Marocco e Algeria

Al centro delle querelle, in quel caso, c’erano questioni di tipo politico, con l’annosa vicenda del Sahara Occidentale a fare da sfondo alla diatriba.

In quel periodo, per dire, i rapporti diplomatici tra Marocco e Algeria erano ai minimi storici (per usare un eufemismo), tanto che nel 2021 – dopo la rottura totale voluta dal governo di Tebboune – lo spazio aereo venne addirittura interdetto e non erano possibili voli diretti tra i due Stati nordafricani.

Ciò significava che, per poter raggiungere l’Algeria – dove si sarebbero giocate le gare della fase a gruppi del Campionato delle Nazioni Africane di quell’anno – la selezione locale del Marocco avrebbe dovuto fare prima scalo in Francia. Una via crucis alla quale la federazione marocchina decise di non sottoporsi, preferendo boicottare la manifestazione.

Una questione che, a livello calcistico, è riemersa nell’aprile del 2024, stavolta però sullo sfondo di una competizione per club, quando i marocchini del Renaissance Berkane si rifiutarono di affrontare gli algerini dell’USM Alger nella semifinale d’andata della CAF Confederation Cup, l’Europa League in salsa africana.

Motivo? Il design delle divise da gioco dei marocchini – sulle quali campeggiava una silhouette disegnata del Marocco con incluso il Sahara Occidentale – era considerato una provocazione politica intollerabile per le autorità algerine.

Da qui il sequestro delle divise e la proposta da parte degli algerini di giocare con maglie alternative, prontamente rifiutata dal Renaissance, che scelse di boicottare la gara, non presentandosi in campo.

“Questo non è argomento di dibattito. Semplicemente non giocheremo senza magliette con la mappa completa del regno del Marocco”, spiegò in maniera piuttosto intransigente Hakim Benabdellah, il presidente del Berkane.

In quella circostanza, poi, la CAF diede ragione ai marocchini. Vedremo, invece, cosa succederà stavolta. Una cosa, di sicuro, appare certa: ad uscirne ammaccata, se non proprio rovinata, è l’immagine del calcio africano. 

Copyright © Nigrizia - Per la riproduzione integrale o parziale di questo articolo contattare previamente la redazione: redazione@nigrizia.it