Dall’inizio della sua cooperazione militare con il governo centrafricano, tre anni or sono, è andata crescendo l’influenza della Russia sui centri di potere della Repubblica Centrafricana a tal punto che oggi Mosca gioca sempre più la parte della padrona nel cuore dell’Africa.
Ufficialmente, le attività russe nel paese si limitano all’addestramento militare, alla protezione delle zone minerarie e dell’entourage presidenziale ma nella pratica gli aerei di Putin atterrano con sempre maggiore frequenza a Ndassima, nella prefettura della Ouaka, a 400 Km dalla capitale Bangui in direzione nordest, lì dove è presente uno dei principali giacimenti auriferi.
Proprio nei giorni scorsi, alcuni abitanti di Ndassima, hanno manifestato la loro collera nei confronti dei russi per il continuo esproprio dei minerali dalla loro terra senza che loro stessi possano più mettervi mano.
Rabbia motivata ma che dimentica l’entusiasmo con cui, pochi anni prima, loro stessi avevano accolto gli istruttori russi che venivano a liberarli dal giogo dei gruppi armati, con centinaia di taxi-moto, una folla curiosa che accompagnava al ritmo dei loro clacson l’arrivo dei blindati sui quali sventolavano la bandiera russa e quella centrafricana. Veicoli e altri mezzi di trasporto risalenti al tempo dell’impero sovietico negli anni ’60, che avrebbero dovuto riportare la sicurezza nella regione.
La presenza russa a Bambari, Ndassima, Alindao ed altre città è divenuta nel tempo strategica. Appena un paio di mesi dopo le elezioni presidenziali e legislative dello scorso 27 dicembre – che avevano coinciso con lo scoppio di un’ennesima ribellione da parte della Coalizione dei patrioti per il cambiamento (Cpc) per il rovesciamento del regime del presidente Touadéra -, i tre quarti del territorio centrafricano, occupati dai gruppi armati, sono stati liberati e l’intervento russo è stato determinante. Ma non certo gratuito.
E oggi Mosca presenta il conto: il controllo sui minerali. In cambio del loro sostegno militare e securitario, il potere centrale di Bangui ha accordato dei permessi di sfruttamento minerario. Il nome della società mineraria russa Lobaye Invest Sarlu è oggi sulle bocche di tutti. Ha già ottenuto in luglio il permesso di sfruttamento nei pressi di Pama, nella prefettura di Ouham, e di Yawa, nella prefettura della Lobaye.
Da una parte esistono permessi di sfruttamento ufficiali, dall’altra ve ne sono in numero considerevole di informali che danno il via libera ad ogni tipo di traffico illegale di pietre e minerali preziosi, mentre lo sfruttamento delle zone minerarie centrafricane, localizzate nei territori controllati dai gruppi armati, è ufficialmente sottoposto a embargo internazionale.
Vendita di materiale militare, formazione delle forze armate centrafricane (Faca), compensi per gli istruttori russi, carburante per i diversi veicoli che scorrazzano a tutte le latitudini del paese e l’aviazione russa che sorvola il territorio centrafricano per accompagnare le Faca sul terreno, sono tutte azioni per legittimare il saccheggio dei minerali. Con la copertura di una potente campagna di comunicazione.
Non è un caso, infatti, che una parte del contingente russo assicuri anche la protezione delle zone minerarie, principalmente quelle del sud-ovest, nella prefettura di Lobaye, e quelle del centro, nella prefettura di Ouaka.
Questi militari sono in gran parte membri della società privata Wagner, appartenente a Yevgeny Viktorovich Prigozhin, un uomo molto vicino a Vladimir Putin. Gli istruttori russi di Wagner, testimoniano numerosi abitanti di Ndassima, non tengono conto delle leggi internazionali e praticano la pesca nell’acqua torbida. Con sistemi sofisticati, estraggono le risorse minerarie e le imbarcano sui loro aerei con destinazione Mosca.
Nel loro rapporto, presentato lo scorso 30 giugno davanti al Consiglio delle Nazioni Unite, un gruppo di esperti dell’Onu ha lanciato un grido d’allarme per quanto riguarda le gravi violazioni dei diritti umani, riconducibili ai mercenari russi in Centrafrica. Gli esperti avevano denunciato un aumento esponenziale del ricorso a queste società di sicurezza privata da parte delle autorità. Tra le violazioni documentate, vi sono esecuzioni sommarie massive, detenzioni arbitrarie, torture, omicidi.
Le accuse presentate nel rapporto sono molto pesanti ma la Russia nega e continua a ribadire che mille istruttori presenti in Centrafrica sono stati invitati dalle autorità per aiutare nella formazione delle forze di difesa e della sicurezza locale. Il potere di Bangui è a conoscenza di questi circuiti, tuttavia non può fare alcuna denuncia pubblica e la Russia, paese ormai amico, ha carta bianca.
In un primo momento, i Russi hanno cercato di rafforzare la loro presenza nelle zone minerarie controllate in precedenza dai gruppi armati. Poi, approfittando del disordine, hanno cominciato a lanciarsi nell’estrazione delle risorse.
Di fronte a questa presenza straniera sempre più invadente, la Francia ha congelato il suo aiuto finanziario e sospeso la sua cooperazione militare con Bangui, giudicata complice di una campagna antifrancese guidata dalla Russia.
La partita tra Francia, ex colonia, e Russia, neocolonia, è aperta nel cuore dell’Africa per il controllo di diamanti, oro e petrolio. Ma tutti gli indicatori lasciano intravedere che la bilancia penda sempre più a favore di quest’ultima.