Repubblica Centrafricana: il massacro di Bossangoa - Nigrizia
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Testimoni locali accusano i mercenari russi di Wagner
Repubblica Centrafricana: il massacro di Bossangoa
Diciannove giovani uccisi a sangue freddo e abbandonati in una fossa comune. Ѐ l’ultimo di una serie di infinita di crimini commessi contro i civili. La popolazione accusa i contractor di Mosca, protetti dal governo centrale che attribuisce il crimine alle milizie ribelli
27 Luglio 2021
Articolo di Rolf Domia e Federica Farolfi (da Bangui)
Tempo di lettura 5 minuti
Massacro Bossangoa
(Credit: Bangui-24 Facebook)

In Repubblica Centrafricana lo scorso 21 luglio un’ennesima carneficina di 19 giovani vite ha messo sotto shock la prefettura di Ouham, nel nord-ovest del Paese. Secondo alcuni testimoni, gli istruttori russi della società Wagner sarebbero i responsabili delle uccisioni, ma il governo centrafricano imputa il massacro alle milizie della Coalizione dei patrioti per il cambiamento (Cpc), che alla vigilia delle elezioni presidenziali e legislative dello scorso 27 dicembre hanno lanciato numerose offensive nelle principali province del paese – tra cui anche quella di Ouham – per la presa del potere.

I corpi dei diciannove giovani, crivellati da colpi di arma da fuoco, sono stati abbandonati in una fossa comune e poi trasportati all’ospedale regionale di Bossangoa dalle forze armate centrafricane.

I famigliari delle vittime denunciano questi fatti come crimini di guerra e crimini contro l’umanità. Mentre il procuratore della Repubblica annuncia l’apertura di un’inchiesta per stabilire la verità su questo massacro. Che si aggiunge alla lista delle violenze e delle brutalità sulla popolazione da parte dei mercenari russi e siriani del gruppo Wagner, schierati in Repubblica Centrafricana a partire dal 2018.

La Federazione Russa, dal canto suo, attraverso la sua ambasciata in Centrafrica ha sempre contestato queste accuse e continua a mettere in dubbio la veridicità del rapporto delle Nazioni Unite, che ha portato alla luce numerose violazioni dei diritti umani e di crimini contro l’umanità. «Ѐ un massacro. Mi chiedo quali misure prenderà il governo centrafricano contro questo crimine da parte dei mercenari di Wagner sulla popolazione civile dell’Ouham», ha commentato un’autorità locale.

La prefettura di Ouham, località strategica al confine con il Ciad, situata a 305 km a nord di Bangui, copre una superficie di 50.250 km² con una popolazione di circa 50mila abitanti. Il capoluogo, la città di Bossangoa, costituisce l’epicentro e la principale roccaforte di due gruppi armati molto attivi nella regione, gli anti-balaka e la Cpc, fedeli all’ex-presidente François Bozizé.

A partire dal 2013, Ouham è stata teatro di numerosi fatti di sangue ma quelli dello scorso 21 luglio sono di gran lunga i più sconcertanti. I diciannove giovani freddati, tutti tra i 20 e i 28 anni, originari di Bossangoa, Boway e Tamkoro, tentavano di sbarcare il lunario con attività legate al commercio, all’agricoltura, allo sfruttamento delle risorse minerarie e alla guida dei taxi-moto.

Non viaggiavano in convoglio, ma per conto loro. Dopo aver lasciato la città di Bossangoa, stavano recandosi nel comune di Nana-Bakassa, a 53 km di distanza, a bordo di moto. A 12 km dall’ingresso di questa località mineraria, vicino al villaggio di Tamkoro, ex-roccaforte degli anti-balaka, si trova una barriera illegale trasformata in zona di difesa, un check-point controllato da contractor russi.

I giovani sono stati fermati dai russi che hanno chiesto di controllare i loro documenti. Ma quello che sembrava una semplice formalità si è tramutata ben presto in un dramma, senza apparente ragione. «I russi sono molto peggio dei ribelli», ha affermato Nouchi Namkoissé, ex candidato all’Assemblea nazionale. «Saccheggiano e uccidono a sangue freddo la popolazione».

Secondo alcuni abitanti del villaggio di Tamkoro, raggiunti al telefono nella mattinata del 22 luglio, questi giovani sarebbero stati prima fermati, poi condotti nella foresta non lontano dal check-point, dove sarebbero stati freddati. Dopodiché, gli istruttori russi avrebbero lasciato immediatamente il luogo, con destinazione Nana-Bakassa.

Secondo una fonte locale ben documentata, gli istruttori russi sono ostili e tengono testa ai coltivatori locali del cotone che cercano di rilanciare questa coltivazione che è stata a lungo il polmone economico di Bossangoa e della regione tutta.

Questa stessa fonte aggiunge che i russi vogliono sfruttare il cotone dell’Ouham e le sue risorse minerarie. Il cotone centrafricano è venduto a caro prezzo e vale oro sul mercato internazionale. Con ogni probabilità i russi sospettavano che i giovani uccisi fossero dei coltivatori di cotone o lavoratori illegali nelle miniere d’oro.

La notizia del massacro ha messo sotto shock tutta la prefettura di Ouham e l’intero paese. Da più parti arrivano messaggi di denuncia e condanna. «Ѐ inammissibile che la popolazione civile sia brutalmente sterminata da coloro che hanno ricevuto il mandato di proteggerla. Questi atti di ferocia delle forze russe sono sempre più ricorrenti e inaccettabili. Il fatto di aiutarci a liberare e pacificare il paese non concede loro il diritto di vita e di morte sulle popolazioni», denuncia Paul-Crescent Beninga, portavoce del Gruppo di lavoro della società civile (Gtsc).

E ancora : «Condanno l’assassinio delle popolazioni civili sull’asse Bossangoa–Nana-Bakassa. Il ritornello, secondo cui deve essere aperta un’inchiesta non mi appartiene, poiché si tratterebbe di una perdita di tempo. La questione è conosciuta da tempo. Le popolazioni cadono nella trappola che tendono loro da una parte la Cpc e dell’altra le forze russe».

A Bangui, il potere esecutivo centrafricano punta il dito contro la Cpc. «Il governo lavora per assicurare alla giustizia gli autori di questo crimine commesso dagli elementi della Cpc», ha affermato il portavoce del governo, Serge Ghislain Djorie, annunciando la “prossima” apertura di un’inchiesta. 

La giustizia Centrafricana è intervenuta per voce di Narcisse Foukpio, primo avvocato generale presso la Corte d’Appello di Bangui che chiede alla popolazione di collaborare per fornire prove e testimonianze sui fatti. «Ѐ con grande sgomento che abbiamo appreso di questo caso di violazione dei diritti umani. Abbiamo creato una commissione di inchiesta per stabilire la verità», rassicura.

Intanto, gli abitanti di Bossangoa vivono nella paura. Per loro è inammissibile vedere 19 giovani uccisi come animali. Tra le vittime ci sono padri di famiglia che lasciano vedove e orfani.

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