Respingimenti migranti: condannato (di nuovo) lo Stato italiano - Nigrizia
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Colpevoli Asso 29, presidenza Consiglio e ministeri Difesa e Trasporti
Respingimenti migranti: condannato (di nuovo) lo Stato italiano
Consegnarono persone in fuga dalla Libia alla guardia costiera
28 Giugno 2024
Articolo di Redazione
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Foto di Sandor Csudai

Sono passati sei anni da quel 2 luglio 2018, ma ieri è arrivata la sentenza di colpevolezza da parte del tribunale civile di Roma. Il respingimento collettivo avvenuto allora da parte della Asso 29, la nave italiana della Augusta Offshore, che consegnò 276 persone precedentemente soccorse dalla motovedetta Zwara della guardia costiera libica andata in avaria, è costato una condanna ai ministeri di Difesa e Trasporti, alla presidenza del Consiglio, al capitano e all’armatore della nave Asso 29.

Le cinque persone eritree che fecero ricorso – due uomini e una coppia con un bambino che allora aveva due anni – hanno avuto ragione e per questo riceveranno, da parte dei rei, 15mila euro ciascuno. I 5 erano partiti dalle coste di Al Khums, la notte del 30 giugno, con altre 150 persone. Non erano stati gli unici a venir intercettati dalla guardia costiera libica, il numero totale delle persone coinvolte infatti sfiorerà le 300 unità.

Furono le navi Caprera e Caio Duilio, entrambe della marina militare italiana di stanza a Tripoli, a chiedere l’intervento alla Asso 29 che si trovava in navigazione verso la piattaforma petrolifera Bouri. L’Asso 29 prese a bordo le 276 persone naufraghe traghettandole fino a Tripoli e riconsegnandole di fatto ai libici.

Il giudice laziale ha sottolineato nella sentenza come la zona dove avvenne il trasbordo si trovi in area Sar, che «non è una zona marina all’interno della quale lo stato costiero esercita la propria sovranità o giurisdizione esclusiva», per cui il capitano aveva l’obbligo di soccorrere sì, ma non di portare le persone migranti in Libia.

Paese non sicuro 

Paese che non viene considerato dal giudice porto sicuro in base a report Onu e soprattutto a una recente sentenza della Cassazione su un caso analogo, quello della Asso 28, arrivato a condanna lo scorso febbraio. A conferma di questo c’è il fatto che, dopo lo sbarco, tutte le persone furono rinchiuse nei centri di tortura di Tarik Al Sikka, Zintan, Tarik Al Matar, Gharyan. Purtroppo solo 5 riuscirono in seguito ad arrivare in Italia e, tramite l’Asgi (Associazione per gli studi giudici sull’immigrazione), a far causa all’allora governo detto giallo-verde, il Conte I.

 

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