Parte da pregiudizi e affermazioni diffuse, Carlotta Sami, portavoce per l’Italia di Unhcr, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati. E inizia a smontare, con dati e storie, ogni luogo comune, sentito dire, fake news. Lo fa in maniera scrupolosa e colloquiale. Come se davanti avesse un uditorio giovane con una mente infarcita di quel che si sente o si legge sui social.
Poi, dopo aver riportato numeri e analisi, si sofferma sulle storie di coloro che arrivano, su ciò che hanno vissuto, potuto costruire. Cercando, parola dopo parola, di restituire a ogni nome il rispetto che si deve per quella storia che, fino a quel momento, era un numero, una frase fatta. Un qualcosa che non si era mai incontrato o da cui si era sfuggiti.
Un libro di facile lettura, che dovrebbe essere distribuito nelle scuole; che parte da una definizione semplice, chi è il rifugiato, chi il migrante. Perché è vero che tanti (i media per primi) utilizzano i due termini come sinonimi. Ma di analogo spesso c’è solo la rotta che percorrono per arrivare in Europa.
Il resto, secondo le leggi internazionali e la Convenzione di Ginevra è differente. È occorre saperlo, per non cadere nella prima, frequente, omologazione che porta a generalizzare e, così facendo, a esser sponda di chi questo fenomeno migratorio lo strumentalizza per fini altri. Senza volerlo conoscere e comprendere. Che poi, come afferma l’autrice, è l’unico modo per restituire rispetto a quella condizione che “è profondamente radicata nell’essenza stessa di ogni essere umano”.