Il 12 dicembre è stato pubblicato l’Africa Visa Openness Index 2023, report che fa il punto sulle politiche di apertura dei visti del continente.
Il tema coinvolge sempre più paesi africani e molti capi di stato si stanno attivando in proposito, sia per ragioni turistiche che commerciali.
Rispetto alla sua ultima edizione nel 2022, emergono progressi significativi. In generale, si tratta dell’anno con i punteggi più alti da quanto si è cominciato a pubblicare l’indice, nel 2016. Le chiusure delle frontiere per contenere la diffusione del COVID-19 avevano irrigidito le disposizioni sul movimento interno, ma il 2023 ha registrato un salto in avanti verso l’apertura dei visti, con 35 paesi che hanno migliorato i loro punteggi.
La strada è ancora lunga. Per ora, solo nel 28% del casi in cui un cittadino africano decide di intraprendere un viaggio continentale, questi può farlo senza avere bisogno di richiedere il visto. Una percentuale in aumento rispetto al 2022, ma non soddisfacente.
Attualmente, sono quattro le nazioni – Rwanda, Benin, Gambia e Seychelles – che hanno eliminato completamente i visti per i cittadini di tutti i paesi africani. Il Rwanda ha ridotto progressivamente i requisiti negli ultimi 8 anni e nel 2023 ha eliminato del tutto i visti per i cittadini africani, un passo che ha ampliato l’accesso al paese.
Anche altre nazioni stanno seguendo questa direzione positiva. Ad ottobre, il Kenya ha annunciato l’abolizione dell’obbligo del visto entro la fine del 2023 per tutti i cittadini africani. Ma a sorpresa ieri il presidente William Ruto ha aggiunto che da gennaio 2024 l’apertura sarà totale, con la cancellazione dei visti da qualsiasi paese di qualsiasi angolo del mondo.
«Il nostro mondo, e ciò che di buono contiene, appartiene a coloro che non sono timidi nell’abbracciare la globalizzazione. Ci avventuriamo all’estero senza paura e accogliamo calorosamente i nostri visitatori provenienti da vicino e da lontano», ha affermato Ruto durante le celebrazioni del 60esimo Jamhuri Day (festa dell’indipendenza) agli Uhuru Gardens di Nairobi.
Un ruolo chiave in questo processo di cambiamento ce l’hanno le comunità economiche regionali (REC) dell’Unione Africana (UA) con 6 delle 8 REC che hanno conosciuto un miglioramento nell’apertura dei visti nell’ultimo anno. In testa si trova l’ECOWAS, la comunità economica dell’Africa occidentale, che si distingue per i suoi alti livelli di libertà di movimento tra i confini, guidando con politiche progressiste che risalgono al 1979. Tanto che qui la percentuale di scenari di viaggio senza visto sale al 97%.
Al contrario, nell’Africa settentrionale e centrale rimangono alte le restrizioni. Per realizzare appieno la visione di un’Africa integrata, sono necessari ulteriori passi avanti.
Positiva però l’adozione del visto elettronico per 24 paesi su 54, una modalità che facilità enormemente le procedure, evitando ai viaggiatori di doversi recare alle ambasciate.
Le raccomandazioni delineate nel rapporto offrono una roadmap per il futuro. Attuare gli impegni sulle circolazioni senza visto all’interno delle REC, estendere le politiche di viaggio senza visto a tutti gli Stati membri dell’UA e semplificare le procedure di visto sono solo alcune delle soluzioni proposte.
Inoltre, l’implementazione dell’Area di libero scambio continentale africana (AfCFTA) dipende in larga misura dalla libera circolazione delle persone attraverso i confini africani. L’obiettivo è chiaro: liberare la circolazione delle persone è essenziale per l’integrazione continentale e il successo economico dell’Africa.
Mentre l’Africa si avvicina sempre più a realizzare il suo potenziale, l’accento sull’apertura dei visti emerge come un pilastro cruciale per il suo futuro. La creazione di un continente dove beni, servizi, capitali e persone si muovono liberamente è un obiettivo condiviso che richiede impegno, collaborazione e azione continua da parte dei paesi africani. (AB)