È singolare come viene amministrata la giustizia in Rwanda. Tre giornalisti, in carcere da quattro anni senza processo perché accusati di «aver diffuso false informazioni e incitato all’insurrezione», sono stati assolti da un tribunale di Kigali perché il pubblico ministero «non ha portato prove sufficienti a loro carico».
«Si è trattato di un processo farsa – ha dichiarato Lewis Mudge, direttore Human Rights Watch per l’Africa centrale –. La loro lunga detenzione è un messaggio agghiacciante a coloro che osano esercitare il diritto alla libertà di espressione in Rwanda».
Damascene Mutuyimana, Shadrack Niyonsenga e Jean Baptiste Nshimiyima lavoravano per Iwacu TV, un canale Youtube, e sono stati arrestati nell’ottobre del 2018, quando era in corso una campagna di repressione contro gli youtuber che criticavano il regime del presidente Paul Kagame, al potere dal 1994.
Un regime che, mascherandosi da vittima perenne del genocidio del 1994 (furono uccisi dalle milizie hutu e dall’esercito almeno 500mila tutsi, l’etnia di Kagame, e hutu moderati) non ammette nessuna critica al suo operato e soprattutto non consente a nessuna forza di opposizione di avere agibilità politica.
Ciononostante Paul Kagame – che non tollera alcuna intromissione negli affari interni del Rwanda e che respinge da anni le accuse di esercitare pressioni militari sui territori del nordest della Rd Congo – è considerato un leader affidabile sia dall’Unione africana sia da gran parte dei governi europei.
E a proposito di libertà di espressione, nel novembre 2021 è stato condannato a 7 anni di carcere Dieudonné Niyonsenga youtuber di Ishema TV, mentre 15 anni di carcere sono stati comminati alla youtuber Yvonne Idamange. Il loro crimine? Aver osato criticare il governo. (rz)