Sahel: parla il leader di al-Qaida nel Maghreb islamico - Nigrizia
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L’algerino Abou Obeida Youssef al-Annabi intervistato da France 24
Sahel: parla il leader di al-Qaida nel Maghreb islamico
07 Marzo 2023
Articolo di Redazione
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(Credit: AP)

Al-Qaida nel Maghreb islamico (Aqmi), branca saheliana di al-Qaida, sostiene che la sua espansione non abbia limiti in Africa, saluta come una “vittoria” il ritiro delle truppe francesi da Mali e Burkina Faso, e conferma la detenzione del giornalista indipendente Olivier Dubois. Tornando a minacciare la ripresa delle attività terroristiche in Algeria e aprendo a negoziati con i governi.

Queste, in estrema sintesi, le dichiarazioni fatte dal capo di Aqmi, l’emiro Abou Obeida Youssef al-Annabi, al giornalista di France 24 Wassim Nasr, in una rarissima intervista – 17 domande inviate via email – ottenuta dopo un anno di trattative e raccontata in sintesi oggi dallo stesso reporter, specializzato sui movimenti jihadisti.

L’algerino Abou Obeida Youssef al-Annabi è uno dei fondatori del Gruppo salafita per la predicazione e il combattimento (Gspc) che spostandosi verso sud ha dato origine ad Aqim nel 2007. Ѐ succeduto nel 2020 al leader storico di Aqim e suo fratello d’armi, Abdelmalek Droukdel, ucciso dall’esercito francese nel nord del Mali.

Interrogato sull’espansione verso il Golfo di Guinea, il leader afferma di non avere “limiti” e che “la strategia consiste nell’inserirsi nei conflitti locali e conquistare i cuori e le menti”, precisa Wassim Nasr, che ricorda il contesto di sanguinosa rivalità con il gruppo Stato islamico.

A questo proposito al-Annabi sostiene di voler stringere alleanze con le tribù locali, ma non con Stati o con movimenti politici, nei confronti dei quali manifesta però la possibilità di aperture a trattative.

Il riferimento è ai recenti colloqui di alcuni leader dei gruppi tuareg firmatari dell’accordo di pace del 2015 nel nord del Mali, con Iyad Ag Ghaly, capo del Gruppo di sostegno all’islam e ai musulmani (Gsim/Jnim), stretto alleato di Aqmi.

Riguardo a possibili negoziati con alcuni Stati africani, “i canali restano aperti”. “Sappiamo che questi canali esistono con Mauritania e Niger, per un po’ anche con il Burkina Faso”, racconta Nasr. “Al-Annabi spiega che Aqim adatta la sua politica negoziale o di radicamento alle condizioni storiche di ogni Paese”.

L’emiro sostiene che gli obiettivi sono “prettamente locali”, ovvero che il movimento non ha intenzione di compiere attentati sul territorio francese. Anche se continuerà a prendere di mira gli interessi di Parigi nel Sahel.

In questo senso saluta con favore la partenza dell’esercito francese dal Mali – il ritiro della forza Barkhane è stato completato lo scorso agosto – e dal Burkina Faso – la forza Saber è ufficialmente terminata il 18 febbraio –, che considera come una “vittoria”. Anche se la responsabilità di queste partenze non è del gruppo jihadista, ma delle autorità golpiste maliane e burkinabè.

Forze nemiche “coloniali” sono considerate da al-Annabi anche i paramilitari russi – Wagner in primis – che sostengono in particolare esercito e governo maliani.

Per la prima volta, poi, conferma che è proprio l’Aqmi a detenere Olivier Dubois, rapito l’8 aprile 2021 a Gao, dove si era recato per intervistare un dirigente del Gsim. Per negoziare il suo rilascio, sostiene l’emiro, “la palla è nelle mani delle autorità francesi”.

Nell’intervista al-Annabi parla anche dell’Algeria. Dice che Aqmi aveva sostenuto la rivolta popolare iniziata nel 2019 con il movimento “hirak”, ma che ora, dopo la repressione governativa, la tregua è finita. Un annuncio che aveva già fatto a gennaio e che lascia presagire un possibile ritorno ai tempi bui del terrorismo islamista nel Paese.

Infine, il capo della branca saheliana di al-Qaeda nega ancora una volta ogni responsabilità per il massacro di Solhan, che ha ucciso almeno 132 persone in Burkina Faso nel giugno 2021 e che le autorità hanno attribuito a un battaglione (katiba) affiliato al Gsim. (MT)

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