È un business di cui poco si parla. Ma che è molto redditizio. È il traffico illegale di carburante. Se n’è occupato in un nuovo rapporto l’Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine (Unodc). Il Sahel l’area messa sotto la lente di osservazione.
Quale è la sintesi del report? Che i bassi prezzi di petrolio e gasolio – anche perché sovvenzionati – in Algeria, Libia e Nigeria rappresentano tra i più importanti motori del traffico illegale di carburante nel Sahel.
Traffico che ammonta a quanto? L’Unodc non fornisce un dato esatto. Ricorda che è basso il rapporto tra veicoli immatricolati e popolazione nei paesi saheliani. Il consumo giornaliero di benzina pro-capite è stimato tra i più bassi al mondo. «Tuttavia, un prezzo medio alla pompa di 1 dollaro al litro comporterebbe un valore di mercato totale annuo combinato di almeno 5 miliardi di dollari per il carburante legale e illegale nella regione», si legge nel report.
Una fortuna finanziaria che attrae molti.
Ma oltre al commercio di carburante, la benzina e il gasolio a basso costo alimentano anche le attività di gruppi armati illegali non statali, compresi i gruppi considerati “terroristici” dalla comunità internazionale. Inoltre, ci sono indicazioni che potrebbero esserci legami più profondi anche con altre forme di contrabbando, come il traffico di prodotti medicali, droghe e armi da fuoco.
I flussi
Quattro i principali flussi di traffico verso i paesi del Sahel: dalla Nigeria al Burkina Faso e al Mali, passando per il Benin; dalla Nigeria al Mali passando per il Niger; dall’Algeria al Mali; dalla Libia al Niger e al Ciad
Gran parte del mercato del carburante trafficato nei Paesi del Sahel è organizzato in modo informale. Tuttavia, «recenti indagini hanno rivelato il coinvolgimento di gruppi strutturati, con legami con personaggi di spicco con interessi in società di distribuzione di carburante, istituzioni finanziarie e funzionari corrotti delle forze dell’ordine». Ci sono perfino società, in Niger e Mali, associate a persone sottoposte a sanzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Il che evidenzia ancor di più l’importanza di questo traffico.
Ovviamente questo commercio è possibile anche per i problemi e le lacune dello stato di diritto in molte aree del Sahel, dovuti alla combinazione di un alto livello di insicurezza e di confini vasti e porosi.
Si verifica così che «un gran numero di commercianti mantiene depositi illegali dove si accumula il carburante e, in alcuni casi, sembra esserci una certa complicità ufficiale, compensata o meno».
Traffico con più attori
Il rapporto ha documentato, ad esempio, che in Niger c’è il coinvolgimento anche di impiegati di banca e di funzionari del fisco, utili a riciclare i proventi del commercio illecito di carburante dalla Nigeria.
Inoltre, i funzionari doganali avrebbero permesso ai trafficanti di attraversare il confine in cambio di tangenti. Nell’aprile 2022 sono stati arrestati cinque funzionari doganali burkinabé, due agenti di polizia e un gendarme con l’accusa di corruzione in relazione a questi reati.
Sempre in Burkina Faso, un caso di contrabbando del 2021, citato nel rapporto, mostra come alcuni degli arrestati siano ricchi uomini d’affari, uno dei quali possiede diverse piccole stazioni di servizio nella città di Kaya, a nordest di Ouagadougou.
Nel nord del Mali, l’attività sembra essere tollerata dalle autorità locali, con un «tacito accordo tra il governo e i movimenti armati per aiutare il nord a riprendersi economicamente dalla crisi».
I paradossi
Paradossalmente, in una regione con un alto tasso di occupazione informale (che va dal 78,2% in Niger al 96,9% in Ciad), la fine del contrabbando di carburante potrebbe avere gravi conseguenze sociali. Lo riconosce la stessa Unodc.
«Potrebbe far aumentare i prezzi dei trasporti e dell’energia, con ripercussioni sul costo della maggior parte dei beni e servizi commerciali». L’agenzia delle Nazioni Unite afferma che gli sforzi per combattere il contrabbando nella regione, anche attraverso i controlli doganali, si sono scontrati con una resistenza violenta che ha reso praticamente impossibile per i funzionari doganali svolgere i loro compiti e ha persino portato alla morte di un agente delle forze dell’ordine.